Rieccomi approdato nella bella
Cosenza. Non ho capito perché mi piace così tanto... Per la luce,
l’intreccio tra antico e nuovo? Oppure per la presenza degli Oblati, una
comunità tutta particolare. O per l’arte racchiusa nella nostra chiesa, con architetture,
pitture, bassorilievi che partono dal 1200. Oppure per la gente, così
accogliente, che frequenta la chiesa…
Su tutto
questo cala il Vangelo di oggi, che mi ricorda che non rimarrà
pietra su pietre e tutto passa. Mi viene in mente l’affresco nella cappella di
san Silvestro e Costantino ai Quattro Santi Coronati a Roma, dove gli angeli,
alla fine dei tempi, arrotolano il firmamento come fosse il telone della scena
di un teatro. Non resterà il bassorilievo con la bella Madonna serissima che
tiene in braccio Gesù… Questo alla fine dei tempi. Ma in tempi brevi gli Oblati
possono lasciare Cosenza, come hanno lasciato tante altre case, e ne apriranno
altre… Dovranno lasciare tanta bella gente…
Siamo nomati,
pellegrini. Solo la meta è certa. Tutto con passione – guai a smettere di
lavorare, raccomanda fortemente Paolo nella seconda lettura, con la scusa che
tutto passa – e anche con distacco. Immersi nelle realtà nelle quali viviamo e
pronti a lasciare tutto per ciò che solo resta.
Resta solo quanto abbiamo amato.
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