Incontro con il
Papa. Dopo quello di un mese fa con il Capitolo generale degli Oblati, eccomi
di nuovo nella Sala Clementina, questa volta con il Claretianum, studenti e professori
insieme, in occasione del 50° della sua fondazione, a Roma e a Madrid; una
fondazione che si è moltiplicata con sedi in Africa, Asia, America Latina.
Un discorso
programmatico quello del Papa, ma anche molto affettivo, sentito, personale. Tra
le tante cose che ha detto due mi hanno colpito in maniera particolare:
“La vita
religiosa si comprende solo da ciò che lo Spirito fa in ciascuna delle persone
chiamate. C’è chi si concentra troppo sull’esterno (le strutture, le
attività...) e perde di vista la sovrabbondanza di grazia che c’è nelle persone
e nelle comunità… Il Signore… è importante”.
La vita religiosa,
l’ho sempre detto anch’io, modestamente, non esiste, esistono le persone. I
Dodici sono i Dodici perché sono Pietro, Andrea, Giacomo Giovanni… ciascuno
chiamato per nome, uno per uno, con un suo rapporto unico e irrepetibile con il Signore. Un
rapporto condiviso, che arricchisce reciprocamente l’intera comunità, la
costituisce e fa a sua bellezza: “sovrabbondanza di grazia nelle persone e
nelle comunità”. Un rapporto che va coltivato e che diventa fecondo.
L’altra
espressione riguarda in modo particolare l’attività accademica dell’Istituto: “Non
esagero ma voi, con il vostro lavoro, avete umanizzato tanto la vita consacrata”.
È stato proprio
così: il nostro lavoro è stato ed è preparare persone realizzate, gioiose…
È quanto ho detto
al Papa quando l’ho salutato personalmente: “Sono il primo studente del
Claretianum e l’ultimo dei professori emeriti… e sono contento!”.
L'umiltà è la regina delle virtù, grazie Fabio .
RispondiEliminaSei decisamente una gran bella scoperta!
RispondiEliminaGrazie sei indeminticabile, grande insegnante.
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