giovedì 19 maggio 2022

Parlare di mistica senza competenza

 

Non mi piace entrare nei dibattiti e che siano altri a dettare la mia agenda. Comunque vedo che continua a rimbalzare il libro di Pinotti sulla Setta divina. L’ho letto appena uscito, fermandomi alla prima parte (163 pagine), riguardante la dottrina, perché quella che maggiormente mi interessa e perché mi sembra di conoscere abbastanza il campo per esprimere un giudizio.

Si riportano come frutto di uno scoop giornalistico testi che si afferma essere “esoterici”, quando invece sono stati pubblicati e ripubblicati e noti da tempo al grande pubblico. Lo si fa senza distinguere gli scritti del 1949 dai commenti di Chiara Lubich e di altri, generando confusione. Addirittura fra Chiara e Igino Giordani sarebbe stato stretto “un misterioso patto”! Niente di più noto del “patto” tra i due, palese, pubblicato, ripubblicato, commentato. È stato addirittura scritto un libro intero su questo patto, che però Pinotti mostra di ignorare, così come non conosce l’abbondante letteratura sulla dottrina di Chiara Lubich.

Si chiamano a commentare quegli scritti autori di scarso livello – come teologi, non come persone! – che mostrano di non avere dimestichezza con i testi mistici. Si cita Gordon Urquhart (roba vecchia), Vignon (sarà un grande giurista, ma dimostra incompetenza nel campo della teologia spirituale, fino a dichiarare “testi deliranti” gli scritti della Lubich). Si dà il titolo di “teologa” a Silvia Martinez: se qualcuno sa indicarmi un suo scritto gliene sono grato. Si esibisce un pool di dottori davvero povero, che non mi sembra particolarmente accreditato a giudicare di teologia e di mistica. L’autore si affida dunque a cinque sedicenti teologi mettendo a tacere tutte le altre voci, le decine e decine di teologi veri che per anni hanno lavorato sul testo, guidato dibattiti pubblici, convegni, seminari, tavole rotonde in università, luoghi prestigiosi di cultura, con personalità di spicco al di fuori dell’ambito del Movimento dei Focolari, sempre alla luce del sole, producendo centinaia di articoli, decine e decine di libri. Di tutti questi non una parola. Se ne ignora persino l’esistenza. Come si può scrivere un libro su un tema ignorando del tutto la letteratura che lo riguarda?

Rimane padre Hennaux, indubbiamente il più serio. Quando, alcuni anni fa, egli scrisse in merito su un libro in collaborazione – ripreso adesso da Pinotti –, gli risposi nel modo che si usa tra accademici, con un articolo sulla rivista “Nouvelle Revue Théologique”. Lo scrissi, mi sembra, in maniera garbata, non polemica, argomentata. Mi fu risposto che l’articolo non poteva essere pubblicato perché il mio francese non era buono. Sono direttore di una rivista che pubblica articoli in inglese, francese, spagnolo. Quando mi accorgo che un articolo non è scritto in buona lingua lo affido a una persona di madre lingua che lo lavori. Suppongo che NRT abbia nella sua redazione persone capaci di rivedere un articolo nella forma linguistica. La vera ragione è che, comprensibilmente, non si voleva mettere in cattiva luce un emerito di valore come p. Hennaux così importante per la storia dell’Università Cattolica di Lovanio. Il mio breve saggio, Unità nel Paradiso ’49: alcune osservazioni metodologiche, è comunque apparso – in italiano – sulla rivista “Nuova Umanità”, XLI (2019), n. 233, p. 113-133.

Non credo che p. Hennaux abbia avuto l’opportunità di studiare gli scritti di Chiara Lubich. Molto più probabilmente gli sono stati forniti alcuni testi, avulsi dal contesto, come è stato fatto, ad esempio, con il card. Martini, invitandolo a difendere la dottrina della Chiesa. Così c’è il rischio di fare come un tempo, quando si condannavano le “sentenze” che venivano estrapolate da testo e contesto.

Vi sono poi, nel libro in questione, passaggi del tutto arbitrari: che senso ha mettere in rapporto Chiara Lubich con Medjugorje per il fatto che i suoi nonni venivano dal mondo slavo, oppure con Bitterlich perché mons. Hnilica conosceva entrambe? L’autore del libro si scandalizza perché Chiara Lubich afferma che Gesù si è ridotto a “verme della terra” e si domanda come mai la Chiesa non condanna una simile bestemmia! L’autore mostra non soltanto di non conoscere la mistica, ma neppure la Sacra Scrittura.

Un libro così mi sembra non meriti una recensione. Se ne parlo è perché è stato ripreso da una rivista seria, “SettimanaNews” e qualcuno mi ha chiesto un parere: sui contenuti, ripeto, non sulle persone, che non conosco.

1 commento:

  1. Ai testi, alle parole e alla vita di Chiara, di Igino, ci si accosta aprendo il cuore. il Paradiso '49 è troppo "grande" per essere compreso senza l'Amore. Grazie a Chiara, Igino, Eletto, Marco le e i primi focolarini e ai gen, che io oggi, sono sacerdote. Grazie don Fabio per il tuo immenso contributo. Massimiliano

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