Non mi piace entrare nei dibattiti e che siano altri a
dettare la mia agenda. Comunque vedo che continua a rimbalzare il libro di
Pinotti sulla Setta divina. L’ho letto appena uscito, fermandomi alla prima
parte (163 pagine), riguardante la dottrina, perché quella che maggiormente mi
interessa e perché mi sembra di conoscere abbastanza il campo per esprimere un
giudizio.
Si riportano come frutto di uno scoop giornalistico testi
che si afferma essere “esoterici”, quando invece sono stati pubblicati e
ripubblicati e noti da tempo al grande pubblico. Lo si fa senza distinguere gli
scritti del 1949 dai commenti di Chiara Lubich e di altri, generando
confusione. Addirittura fra Chiara e Igino Giordani sarebbe stato stretto “un
misterioso patto”! Niente di più noto del “patto” tra i due, palese,
pubblicato, ripubblicato, commentato. È stato addirittura scritto un libro intero
su questo patto, che però Pinotti mostra di ignorare, così come non conosce l’abbondante
letteratura sulla dottrina di Chiara Lubich.
Si chiamano a commentare quegli scritti autori di scarso
livello – come teologi, non come persone! – che mostrano di non avere
dimestichezza con i testi mistici. Si cita Gordon Urquhart (roba vecchia),
Vignon (sarà un grande giurista, ma dimostra incompetenza nel
campo della teologia spirituale, fino a dichiarare “testi deliranti” gli scritti della Lubich). Si dà il titolo di “teologa” a Silvia
Martinez: se qualcuno sa indicarmi un suo scritto gliene sono grato. Si
esibisce un pool di dottori davvero povero, che non mi sembra particolarmente
accreditato a giudicare di teologia e di mistica. L’autore si affida dunque a
cinque sedicenti teologi mettendo a tacere tutte le altre voci, le decine e
decine di teologi veri che per anni hanno lavorato sul testo, guidato dibattiti
pubblici, convegni, seminari, tavole rotonde in università, luoghi prestigiosi
di cultura, con personalità di spicco al di fuori dell’ambito del Movimento dei
Focolari, sempre alla luce del sole, producendo centinaia di articoli, decine e
decine di libri. Di tutti questi non una parola. Se ne ignora persino
l’esistenza. Come si può scrivere un libro su un tema ignorando del tutto la
letteratura che lo riguarda?
Rimane padre Hennaux, indubbiamente il più serio. Quando,
alcuni anni fa, egli scrisse in merito su un libro in collaborazione – ripreso
adesso da Pinotti –, gli risposi nel modo che si usa tra accademici, con un
articolo sulla rivista “Nouvelle Revue Théologique”. Lo scrissi, mi sembra, in
maniera garbata, non polemica, argomentata. Mi fu risposto che l’articolo non
poteva essere pubblicato perché il mio francese non era buono. Sono direttore
di una rivista che pubblica articoli in inglese, francese, spagnolo. Quando mi
accorgo che un articolo non è scritto in buona lingua lo affido a una persona
di madre lingua che lo lavori. Suppongo che NRT abbia nella sua redazione
persone capaci di rivedere un articolo nella forma linguistica. La vera ragione
è che, comprensibilmente, non si voleva mettere in cattiva luce un emerito di
valore come p. Hennaux così importante per la storia dell’Università Cattolica
di Lovanio. Il mio breve saggio, Unità
nel Paradiso ’49: alcune osservazioni metodologiche, è comunque apparso –
in italiano – sulla rivista “Nuova Umanità”, XLI (2019), n. 233, p. 113-133.
Non credo che p. Hennaux abbia avuto l’opportunità di studiare
gli scritti di Chiara Lubich. Molto più probabilmente gli sono stati forniti
alcuni testi, avulsi dal contesto, come è stato fatto, ad esempio, con il
card. Martini, invitandolo a difendere la dottrina della Chiesa. Così c’è il
rischio di fare come un tempo, quando si condannavano le “sentenze” che
venivano estrapolate da testo e contesto.
Vi sono poi, nel libro in questione, passaggi del tutto
arbitrari: che senso ha mettere in rapporto Chiara Lubich con Medjugorje per il
fatto che i suoi nonni venivano dal mondo slavo, oppure con Bitterlich perché mons.
Hnilica conosceva entrambe? L’autore del libro si scandalizza perché Chiara
Lubich afferma che Gesù si è ridotto a “verme della terra” e si domanda come
mai la Chiesa non condanna una simile bestemmia! L’autore mostra non soltanto
di non conoscere la mistica, ma neppure la Sacra Scrittura.
Un libro così mi sembra non meriti una recensione. Se ne
parlo è perché è stato ripreso da una rivista seria, “SettimanaNews” e qualcuno
mi ha chiesto un parere: sui contenuti, ripeto, non sulle persone, che non
conosco.
Ai testi, alle parole e alla vita di Chiara, di Igino, ci si accosta aprendo il cuore. il Paradiso '49 è troppo "grande" per essere compreso senza l'Amore. Grazie a Chiara, Igino, Eletto, Marco le e i primi focolarini e ai gen, che io oggi, sono sacerdote. Grazie don Fabio per il tuo immenso contributo. Massimiliano
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