Giungo di notte, ma la casa è animata da decina di nigerini che festeggiano un matrimonio con musica a tutto volume. Ad attendermi un Oblato… nigeriano!
Gli Oblati sono a Palermo da 50 anni,
dalla fine del 1971, su richiesta dell'Arcivescovo, per dedicarsi alla
pastorale familiare e organizzare i primi corsi di preparazione al matrimonio. Presero
casa a "Ballarò", uno dei quartieri storici, in mezzo al mercato. Nei
dintorni anche tanti giovani che studiano all'università. Ben presto la casa
degli Oblati diventa la loro casa, luogo accogliente per studiare o trascorrere
il tempo libero. Nasce la pastorale giovanile e con i giovani si iniziano ad
organizzare le missioni popolari in città e nei paesi limitrofi. Per rispondere
alle urgenze del posto iniziano anche un centro per i tossicodipendenti,
portato avanti con competenza e dedizione.
Ma le situazioni cambiano e il fenomeno migratorio,
non nuovo in Sicilia, assume proporzioni notevoli. Il centro storico della
città è la zona più interessata. Molte famiglie hanno lasciato le loro vecchie
e piccole abitazioni per trasferirsi in nuovi quartieri. E ora i vicoli e i
cortili accolgono sempre più immigrati provenienti da tutto il mondo.
L'attenzione della comunità oblata si sposta verso gli
immigrati: sono senza dubbio tra i più poveri e abbandonati. Molti di loro sono
cattolici, molto più di quanto si possa immaginare. Prima i Capo Verdiani, e i
Ghaniani. Poi la volta dei Tamil che, a seguito della guerra, costituiscono a
Palermo una delle comunità più grandi d'Europa: 6.000 persone. Per stare con
loro vengono a far parte della comunità Oblati Tamil che appositamente dallo
Sri Lanka.
Intanto le comunità etniche della città iniziano ad
organizzarsi dal punto di vista sociale e civile. I cattolici si organizzano
anche come comunità di fede e di preghiera sostenendosi a vicenda come meglio
possono. Normalmente trovano difficoltà a inserirsi nella vita delle comunità
parrocchiali italiane che generalmente non hanno la sensibilità o la
preparazione per favorire la loro integrazione ecclesiale, a cominciare dal
canto e dalle feste vive molto animate.
P. Sergio Natoli è chiamato a far parte dell'Ufficio
diocesano per i Migranti, contribuendo a renderlo progressivamente più attivo e
creativo. Lavora instancabilmente per sostenere le comunità filippine,
mauriziane, latinoamericane.
Nasce l'associazione interculturale
“Arcobaleno di Popoli”, che si pone al servizio anche
dell'animazione per l'interculturalità e l'inclusione con le parrocchie della
Diocesi e con altri circoli educativi e culturali della città. Il luogo di
riferimento è una piccola chiesa chiamata Maria Madre dei Miracoli che, già nel
2009, il Cardinale di Palermo ha messo a loro disposizione come luogo di visibilità
per questa animazione interculturale.
Si apre intanto la nuova sede per la comunità oblata nel
centro storico sulla vecchia via Maqueda: una chiesa molto grande edificata
dagli Agostiniani nel 1609. L'annesso convento ospita buona parte dell'Archivio
Storico di la città. Un'altra parte viene restaurata per ospitare la comunità e
le attività parrocchiali, culturali e caritative. La Parrocchia di S. Nicola da
Tolentino con l'arrivo dei Missionari dell'O.M.I. diventa parrocchia sui
generis: non solo territoriale, ma anche a servizio esplicito della comunità
etnica cattolica. Per una missione interculturale è necessaria una comunità
interculturale... e occorre saper parlare le diverse lingue…
«Il modello che abbiamo scelto per realizzare questo
progetto – spiega p Adriano Titone, attuale superiore e parroco – è quello di
una comunità di comunità. Concretamente, incoraggiamo ogni comunità, sia quelle
etniche sia quelle delle otto confraternite che abbiamo in parrocchia, a
sviluppare la propria vita, la propria spiritualità e la propria specificità,
in armonia con le altre, come parte di un’unica comunità cristiana».
Uno di questi intensi momenti di unità in cui la
cattolicità si fa visibile è la Messa interculturale che riunisce le diverse
comunità ogni prima domenica del mese. Diverse lingue sono usate in questa
celebrazione, sia per i canti che per le letture o per le preghiere dei fedeli.
L’altare non è l’unico luogo d’incontro. Si è sviluppata
molto l’attenzione ai poveri, soprattutto in questo periodo di pandemia,
a partire dalla distribuzione di beni di prima necessità, in particolare
alimentari, attivando anche i canali ufficiali. Si è formato un nutrito gruppo
di volontari.
Vi sono poi i punti di ascolto e per i servizi di
assistenza legale, ricerca di lavoro o di alloggio... Si tratta di servizi aperti
non solo agli immigrati. È un servizio che richiede la creazione di interazione
tra le numerosissime associazioni che si impegnano con incredibile generosità
ad assistere i senzatetto e le donne nella tratta, ai servizi socio-sanitari,
ma che spesso sono scoordinate tra di loro...
Sta nascendo anche una biblioteca interculturale attorno
alla quale favorire l'incontro di persone e gruppi di ogni ceto sociale che
desiderano interagire, conoscere e farsi conoscere.
I bambini sono una vera porta di accesso alle famiglie e
alle diverse etnie presenti. Quasi tutti sono nati a Palermo. È bello vederli
suonare insieme, di tutte le etnie.
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