1 maggio 2022
Avevo risposto di sì all’invito soltanto per amore di chi mi invitava. Mi sembrava un assurdo partirmi da Roma per arrivare in un paesino sperduto in mezzo alla Francia a parlare per 40 minuti a gente che non mi conosce e che non conosco. Uno che viene da Roma. Fossi almeno un Léthel, un Cantalamessa, un Fabio Rosini… E poi col mio francese… Va bene andiamo.
Ed eccomi finalmente in questo paesetto di 1.800 abitanti,
poco distante a Souvigny, una cittadina di poco meno di 20.000 abitanti. Certo
che la zona è bella, in piena campagna, dove i montoni sono più egli abitanti.
Ma il villaggio ha una chiesa priorale maestosa, che lo sovrasta,
uno dei tanti priorati germogliati dalla grande Cluny all’inizio del secondo
millennio. La sua fortuna è stata che il quarto e il quinto abate di Cluny sono
venuti a morire proprio qui, e attorno alla loro tomba è nato un pellegrinaggio
che per tutto il medioevo e oltre ha attirato folle ci pellegrini. Le reliquie
di san Mayuel e san Odilon sono state circondate da grande devozione e la
chiesa romanica si è ingrandita progressivamente fino all’attuale grande
basilica gotica a cinque navate.
Ci ha pensato la Rivoluzione francese a ridimensionare il
tutto, cominciando a ridurre in mille pezzi il sarcofago dei due santi. Avrebbe
voluto demolire anche la chiesa, ma sindaco e popolazione si sono opposti per
il semplice fatto che non avrebbero saputo cosa fare di un ammasso enorme di
rovina proprio al centro del loro paese. Pochi anni fa, i frammenti del
sarcofago, dimenticati nel luogo stesso dove erano stati venerati per secoli,
sono stati ritrovati e grazie alle moderne tecnologie tridimensionali si è
riusciti a ricomporli. Attorno alla tomba di questi due santi artigiani di
pace, che si erano inventati la “tregua di Dio”, è ricominciato il
pellegrinaggio della pace.
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