Luciano Cabbia, direttore dell’editrice Rogare, mentre mi
consegnava le copie di Testamento di luce, il quarto libro che ho
pubblicato nella sua “Collana pastorale”, mi ha detto: “Mi è piaciuto. Tra l’altro
sono contento che è uscito proprio a Pasqua… Perché non ne scrivi uno anche sul
Natale?”
E' riaffiorato il mio sogno di sempre: scrivere una vita di
Gesù, come l’hanno scritta tutti i grandi. Lo so che la critica moderna ha
mostrato l’impossibilità di scrivere una “vita” di Gesù. L’ultimo tentativo è quello di Ricciotti (1941).
Si erge poi il monito di san Paolo: “Se anche abbiamo
conosciuto Cristo alla maniera umana, ora non lo conosciamo più così” (2 Cor
5, 16). È proprio questo che dovrebbe ispirarci: l’invito a rileggere la storia di Gesù con gli occhi della fede, a
partire dalla sua resurrezione. È quanto hanno fatto gli stessi evangelisti! In questo
senso si può dunque scrivere una “vita” di Cristo, se la pensiamo come una
meditazione, una contemplazione dei suoi “misteri”. Cominciando proprio dell’incarnazione,
il Natale. Non a caso due volte la settimana, recitando i “misteri gaudiosi”, rivisitiamo il Natale…
Chissà. Sarebbe bello dedicare gli ultimi anni della mia
vita a fare della vita di Gesù “l’oggetto
del nostro ricordo, del nostro pensiero e della nostra stessa immaginazione”,
come scriveva Bernardo di Chiaravalle.
Nessun commento:
Posta un commento