domenica 13 marzo 2022

Testamento di luce. Le ultime parole di Gesù


Le parole di Gesù dodicenne avevano destato meraviglia: «tutti quelli che l’udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte» (Lc 2, 46-47). Ormai adulto, subito dopo il battesimo, «cominciò a predicare» (Mt 4, 17). Quando nella sinagoga di Nazaret rivelò la sua missione, disse che era stato mandato per annunciare un lieto messaggio (Lc 4, 16-21). Lungo tutta la breve intensa vita pubblica, i Vangeli lo descrivono intento a parlare: «Andava attorno per tutta la Galilea insegnando nelle loro sinagoghe e predicando la buona novella del regno...» (Mt 4, 23; Mc 6, 6). Di sabato lo troviamo nelle sinagoghe a insegnare ( Mc 1, 21.39). Ovunque «annunciava la parola» (2, 2).

Le folle accorrevano da ogni dove per ascoltarlo: «Gesù, aperta la bocca, insegnava dicendo...» (Mt 5, 2); «Accolse le folle e si mise a parlar loro del Regno di Dio» (Lc 9, 11). Continuava poi il dialogo intrattenendosi in colloqui personali, con Nicodemo (Gv 3, 1-21), la donna samaritana (4, 1-26), il cieco nato (9, 35-39)... Ai discepoli «spiegava ogni cosa» (Mc 4, 34), con una efficacia tale da strappare dalla bocca di Pietro un’autentica professione di fede: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna» (Gv 6, 68).

Le sue parole rispondevano all’anelito più profondo di ciascuno, avevano qualcosa di misterioso, che affascinava. Egli era ben più di un semplice rabbi, un maestro, un dottore della legge. Osava affermare: «Avete inteso che fu detto... ma io vi dico...» (Mt 5, 22.28.32.34.39.44). Non si limitava a spiegare le Scritture: «insegnava come uno che ha autorità, non come i loro scribi» (7, 29). Lo riconoscevano anche gli avversari: «Maestro, hai parlato bene!» (Lc 20, 39). «Parla liberamente e nessuno osa dirgli nulla» (Gv 7, 26). Con la sua parola comandava al mare, agli spiriti immondi, rimetteva i peccati, guariva gli ammalati, risuscitava i morti.

Chi non avrebbe voluto essere sulla collina prospicente il lago di Galilea il giorno in cui, vedendo le folle, egli si mise a sedere e, circondato dai discepoli, «prendendo la parola, li ammaestrava dicendo: Beati i poveri in spirito…» (Mt 5, 1-3)? Quale discorso di filosofo o politico o poeta possiede lo spessore, la profondità, la semplicità del discorso della montagna, delle parabole, degli insegnamenti di Gesù? Davvero le sue sono parole di vita eterna, che donano la vita e invitano a vivere.

L’ultimo grande insegnamento lo riporta il Vangelo di Giovanni. Lungo ben cinque capitoli l’evangelista raccoglie il testamento del Signore (capitoli 13-17) e lo tramanda per i secoli.

Dopo quell’ultima cena, la vita di Gesù raggiunge il culmine con la passione, morte, risurrezione, ascensione al cielo alla destra del Padre. In questi ultimi brevissimi e drammatici giorni sono gli eventi a parlare, eloquenti come mai. E le parole? Ci sono ancora le parole di sapienza, i fiumi d’acqua viva che sgorgavano in abbondanza dalla sua bocca? Le parole ora si fanno rare, scarne, essenziali. Forse per questo appaiono più preziose.

Ho raccolto quelle del Crocifisso e quelle del Risorto, le sue ultime parole, in una meditazione sobria come il suo parlare. 

1 commento:

  1. Grazie infinite Padre Fabio, lo acquisterò e lo leggerò molto volentieri.....

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