Aula magna della facoltà di
teologia, sabato 26 marzo, ore 8.30. I missionari si radunano, assieme alla
famiglia Santolini, per una valutazione della settimana missionaria vissuta a
Genova per il 25° della morte di p. Giovanni. 46 i presenti. Non riesco a farli
entrare tutti nelle foto…
Il fatto straordinario è che
le missioni parrocchiali e cittadine ricominciano! Dopo la lunga del Covid rispunta
l’audacia, anche nell’affrontare la pandemia. I sacerdoti di Genova hanno
mostrato un nuovo interesse. È stato come uno svegliarsi dal letargo della
pandemia: le persone non sentivano più parlare di morte ma di vita: è stata una
sorpresa. Era bello vedere anche questo corpo apostolico giovane, affiatato,
unito, contento dell’arricchimento che veniva loro dall’incontro con tante
persone.
La gente è contenta di vedere
i missionari in mezzo a loro. È passata un’ondata di fiducia, non soltanto
tra la gente, ma tra gli stessi giovani “missionari” (la nostra è una equipe
molto giovane) che non esitano a dire: “Abbiamo più ricevuto che dato”. Nel
periodo di programmazione tutto sembrava difficile, complicato; appena è
iniziato tutto si è appianato. Alcuni si sentivano timidi, soprattutto quelli
che provengono da altri Paesi, avvertendo il problema della lingua italiana:
come parlare nei licei? Ma Gesù non ha annunciato: “I muti parlano…”? Le
diversità sono state superate nell’accoglienza reciproca. C’era anche un po’ sospensione
al pensiero che Genova appare come una città difficile, un po’ chiusa, diffidente.
Tutto sciolto come neve al sole.
I bambini e i cresimandi hanno
risposto in maniera inaspettata. Anche gli adulti si sono sentiti interpellati
dal messaggio di Giovanni, che non è apparso un personaggio del passato, ma
presentissimo, attualissimo, una persona libera, vera, sincera. Hanno
impressionato la sua umiltà, il suo nascondimento, il coraggio… Il suo esempio
ha suscitato in tanti il desiderio della santità: l’ha mostrata possibile,
vicina… Sì, la santità è possibile. Ormai Giovanni non è più soltanto della
famiglia o degli Oblati, è proprio di tutti!
Nella biografia di Giovanni
ho messo in luce il legame profondo tra la famiglia oblata e la famiglia
Santolini. Quel rapporto è rimasto. Le due famiglie sono davvero una famiglia
sola, oggi più di prima, anche perché le due famiglie sono cresciute e vi sono
nuove generazioni. È nata una sorta di “complicità”.
Nella condivisione
dell’esperienza i Santolini sono stati espliciti: “Non ci aspettavano di
diventare attori della missione. C’era in noi un po’ di agitazione… C’erano
tante porte chiuse, anche a livello ecclesiale, in maniera che sembrava ermetica.
Eppure gradatamente tutte le porte si sono aperte. Proprio come diceva sempre
la mamma: c’è la Provvidenza!”. Sono giunti da tutte le parti, anche i più
lontani: 84! Hanno rinunciato a impegni e attività, per dedicarsi a tempo pieno
alla missione, mettendosi a disposizione per trasportare ogni giorno le persone
da un posto all’altro, per parlare nelle scuole, nelle parrocchie. Hanno scorrazzato
anche me, con la moto, su e giù per la città… “La sua semplicità – dicono
ancora i familiari – non era faciloneria, non è facile essere semplici: Dietro
c’era una grande profondità, il sostegno della preghiera. C’era Dio che lo
guidava. È vero che Giovanni voleva diventare santo, ma per lui era più
importante che diventassero santi gli altri”.
Questi giorni sono stati una
carica di entusiasmo, un’iniezione di gioia. “Una festa anche per noi –
continuano a ripetere i Santolini – con tanti incontri, tante scoperte…”. Sono
spuntati anche compagni di scuole dei fratelli e delle sorelle… “L’esperienza di Zio Giò – confida Emanuela –
fa parte delle mie radici. Quante volte se ne parla in famiglia… A lui sono
legati i nonni e anche tanti Oblati che conosco. Ma la missione mi ha fatto
sperimentare che la sua esperienza non è rimasta nel passato. La sua esperienza
è in corso. Voglio essere un missionario io, oggi!”. “Abbiamo ricevuto
un’eredità, e ne siamo responsabili”.
Fioccano intanto i messaggi: “Che dono grande aver avuto la possibilità di conoscere Giovanni nella sua profondità e nella sua gioia… Grazie per la vostra fedeltà: nei momenti brutti e belli siete il mio ricominciare”. “Giovanni? È ormai una rockstar! I Ragazzi nelle scuole e la gente rispondono sempre quando sente l’autenticità”. “Una missione dopo due anni di Covid! Mi è sembrata un’altra delle trovate organizzative geniali di Giovanni”. “Che bello avere in cielo un santo Oblato dei nostri tempi”. “Ho visto il video documentario: bellissimo vedere il volto sorridente di Giovanni ed ascoltare le sue parole e la sua eroicità e santità”. “Con padre Giovanni e padre Pierluigi feci una missione oblata in un paesino vicino Brescia nel 1986. Un’esperienza fantastica. Tutti e due sono stati e rimangono per me veri martiri della carità, angeli custodi in questo nostro Santo Viaggio”. “È veramente un dono poter passare qualche momento in compagnia di p. Giovanni, un fratello e un SANTO!!! Continuiamo a camminare con lui e come lui”.
Termino con una ulteriore testimonianza:
«Quando il mio Parroco, Don
Alessandro Campanella, della Parrocchia di San Fruttuoso, ci ha comunicato che
sarebbero arrivati i missionari oblati, il mio cuore ha iniziato a battere
forte dalla gioia! Finalmente gli Oblati ritornano nella mia vita! Li ho
conosciuti tanti anni fa e hanno contribuito a far chiarezza sulla mia
vocazione; sono sposa, mamma, nonna, grata a Dio per tutto.
In questa settimana un
gruppetto è arrivato in Parrocchia, Padre Enzo, Gonzalo, Domenico e Andreina.
Hanno partecipato alle varie attività della comunità, hanno animato e
testimoniato la presenza di Gesù tra loro e in mezzo a noi. Attraverso alcune
esperienze abbiamo potuto conoscere la vita missionaria di Padre Giovanni
Santolini che, fin da ragazzo, ha avuto il desiderio di darsi tutto a Dio, di
andare in missione, di farsi Santo, di dare la vita per i fratelli vivendo la
volontà di Dio, offrendo tutto, anche le cose più banali: ”per te Gesù sempre,
subito, con gioia”. Questo suo modo di testimoniare Gesù, mi ha dato una scossa
chiedendomi “posso io vivere questo? Come posso dare la vita? Si posso! Nel
vivere la mia quotidianità con l’anima rivolta a Dio, per te Gesù”. Insomma ho
capito che posso vivere l’ordinario in modo straordinario!
La gioia, la generosità, la
semplicità di questi missionari mi hanno dato la carica di seguire ancora con
più slancio la mia fede e la mia vocazione. Anche io, noi, siamo chiamati alla
missionarietà, alla santità, noi tutti nelle nostre comunità possiamo e
dobbiamo portare “la buona notizia” rimanendo accanto ai nostri sacerdoti,
sostenendoli nella loro missione in unità. Grazie per questi giorni vissuti con
immensa gioia e che ho visto trasparire dai vostri occhi. Noi pregheremo per
voi affinché possiate essere sempre in ascolto alla voce dello Spirito Santo,
vivendo la volontà di Dio dove Lui ha pensato per voi».
Il TG Regionale ha dedicato un bel servizio all'evento.
Il servizio su padre
Giovanni inizia al minuto 9,03 e termina al minuto 11.13
https://www.rainews.it/tgr/liguria/notiziari/index.html?/tgr/video/2022/03/ContentItem-ec557970-3a96-43b6-9ce7-82b37935b32c.html
Nessun commento:
Posta un commento