lunedì 28 marzo 2022

La missione è ricominciata!

 

Aula magna della facoltà di teologia, sabato 26 marzo, ore 8.30. I missionari si radunano, assieme alla famiglia Santolini, per una valutazione della settimana missionaria vissuta a Genova per il 25° della morte di p. Giovanni. 46 i presenti. Non riesco a farli entrare tutti nelle foto…

Il fatto straordinario è che le missioni parrocchiali e cittadine ricominciano! Dopo la lunga del Covid rispunta l’audacia, anche nell’affrontare la pandemia. I sacerdoti di Genova hanno mostrato un nuovo interesse. È stato come uno svegliarsi dal letargo della pandemia: le persone non sentivano più parlare di morte ma di vita: è stata una sorpresa. Era bello vedere anche questo corpo apostolico giovane, affiatato, unito, contento dell’arricchimento che veniva loro dall’incontro con tante persone.

La gente è contenta di vedere i missionari in mezzo a loro. È passata un’ondata di fiducia, non soltanto tra la gente, ma tra gli stessi giovani “missionari” (la nostra è una equipe molto giovane) che non esitano a dire: “Abbiamo più ricevuto che dato”. Nel periodo di programmazione tutto sembrava difficile, complicato; appena è iniziato tutto si è appianato. Alcuni si sentivano timidi, soprattutto quelli che provengono da altri Paesi, avvertendo il problema della lingua italiana: come parlare nei licei? Ma Gesù non ha annunciato: “I muti parlano…”? Le diversità sono state superate nell’accoglienza reciproca. C’era anche un po’ sospensione al pensiero che Genova appare come una città difficile, un po’ chiusa, diffidente. Tutto sciolto come neve al sole.

I bambini e i cresimandi hanno risposto in maniera inaspettata. Anche gli adulti si sono sentiti interpellati dal messaggio di Giovanni, che non è apparso un personaggio del passato, ma presentissimo, attualissimo, una persona libera, vera, sincera. Hanno impressionato la sua umiltà, il suo nascondimento, il coraggio… Il suo esempio ha suscitato in tanti il desiderio della santità: l’ha mostrata possibile, vicina… Sì, la santità è possibile. Ormai Giovanni non è più soltanto della famiglia o degli Oblati, è proprio di tutti!

Nella biografia di Giovanni ho messo in luce il legame profondo tra la famiglia oblata e la famiglia Santolini. Quel rapporto è rimasto. Le due famiglie sono davvero una famiglia sola, oggi più di prima, anche perché le due famiglie sono cresciute e vi sono nuove generazioni. È nata una sorta di “complicità”.

Nella condivisione dell’esperienza i Santolini sono stati espliciti: “Non ci aspettavano di diventare attori della missione. C’era in noi un po’ di agitazione… C’erano tante porte chiuse, anche a livello ecclesiale, in maniera che sembrava ermetica. Eppure gradatamente tutte le porte si sono aperte. Proprio come diceva sempre la mamma: c’è la Provvidenza!”. Sono giunti da tutte le parti, anche i più lontani: 84! Hanno rinunciato a impegni e attività, per dedicarsi a tempo pieno alla missione, mettendosi a disposizione per trasportare ogni giorno le persone da un posto all’altro, per parlare nelle scuole, nelle parrocchie. Hanno scorrazzato anche me, con la moto, su e giù per la città… “La sua semplicità – dicono ancora i familiari – non era faciloneria, non è facile essere semplici: Dietro c’era una grande profondità, il sostegno della preghiera. C’era Dio che lo guidava. È vero che Giovanni voleva diventare santo, ma per lui era più importante che diventassero santi gli altri”.

Questi giorni sono stati una carica di entusiasmo, un’iniezione di gioia. “Una festa anche per noi – continuano a ripetere i Santolini – con tanti incontri, tante scoperte…”. Sono spuntati anche compagni di scuole dei fratelli e delle sorelle…  “L’esperienza di Zio Giò – confida Emanuela – fa parte delle mie radici. Quante volte se ne parla in famiglia… A lui sono legati i nonni e anche tanti Oblati che conosco. Ma la missione mi ha fatto sperimentare che la sua esperienza non è rimasta nel passato. La sua esperienza è in corso. Voglio essere un missionario io, oggi!”. “Abbiamo ricevuto un’eredità, e ne siamo responsabili”.

Fioccano intanto i messaggi: “Che dono grande aver avuto la possibilità di conoscere Giovanni nella sua profondità e nella sua gioia… Grazie per la vostra fedeltà: nei momenti brutti e belli siete il mio ricominciare”. “Giovanni? È ormai una rockstar! I Ragazzi nelle scuole e la gente rispondono sempre quando sente l’autenticità”. “Una missione dopo due anni di Covid! Mi è sembrata un’altra delle trovate organizzative geniali di Giovanni”. “Che bello avere in cielo un santo Oblato dei nostri tempi”. “Ho visto il video documentario: bellissimo vedere il volto sorridente di Giovanni ed ascoltare le sue parole e la sua eroicità e santità”. “Con padre Giovanni e padre Pierluigi feci una missione oblata in un paesino vicino Brescia nel 1986. Un’esperienza fantastica. Tutti e due sono stati e rimangono per me veri martiri della carità, angeli custodi in questo nostro Santo Viaggio”. “È veramente un dono poter passare qualche momento in compagnia di p. Giovanni, un fratello e un SANTO!!! Continuiamo a camminare con lui e come lui”.

Termino con una ulteriore testimonianza:

«Quando il mio Parroco, Don Alessandro Campanella, della Parrocchia di San Fruttuoso, ci ha comunicato che sarebbero arrivati i missionari oblati, il mio cuore ha iniziato a battere forte dalla gioia! Finalmente gli Oblati ritornano nella mia vita! Li ho conosciuti tanti anni fa e hanno contribuito a far chiarezza sulla mia vocazione; sono sposa, mamma, nonna, grata a Dio per tutto.

In questa settimana un gruppetto è arrivato in Parrocchia, Padre Enzo, Gonzalo, Domenico e Andreina. Hanno partecipato alle varie attività della comunità, hanno animato e testimoniato la presenza di Gesù tra loro e in mezzo a noi. Attraverso alcune esperienze abbiamo potuto conoscere la vita missionaria di Padre Giovanni Santolini che, fin da ragazzo, ha avuto il desiderio di darsi tutto a Dio, di andare in missione, di farsi Santo, di dare la vita per i fratelli vivendo la volontà di Dio, offrendo tutto, anche le cose più banali: ”per te Gesù sempre, subito, con gioia”. Questo suo modo di testimoniare Gesù, mi ha dato una scossa chiedendomi “posso io vivere questo? Come posso dare la vita? Si posso! Nel vivere la mia quotidianità con l’anima rivolta a Dio, per te Gesù”. Insomma ho capito che posso vivere l’ordinario in modo straordinario!

La gioia, la generosità, la semplicità di questi missionari mi hanno dato la carica di seguire ancora con più slancio la mia fede e la mia vocazione. Anche io, noi, siamo chiamati alla missionarietà, alla santità, noi tutti nelle nostre comunità possiamo e dobbiamo portare “la buona notizia” rimanendo accanto ai nostri sacerdoti, sostenendoli nella loro missione in unità. Grazie per questi giorni vissuti con immensa gioia e che ho visto trasparire dai vostri occhi. Noi pregheremo per voi affinché possiate essere sempre in ascolto alla voce dello Spirito Santo, vivendo la volontà di Dio dove Lui ha pensato per voi».


Il TG Regionale ha dedicato un bel servizio all'evento.

Il servizio su padre Giovanni inizia al minuto 9,03 e termina al minuto 11.13
https://www.rainews.it/tgr/liguria/notiziari/index.html?/tgr/video/2022/03/ContentItem-ec557970-3a96-43b6-9ce7-82b37935b32c.html



 

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