venerdì 4 marzo 2022

La gioia della Verità

 


Convegno all’Università Antonianum, con la partecipazione dell’Università Salesiana, Claretianum, Seraphicum, l’Auxilium, l’Istituto universitario Sophia.

https://www.youtube.com/watch?v=rDA7Rk6zXDY

Nelle conclusioni che ho dovuto trarre dopo una giornata ricca di interventi mi sono mosso tra le due parole del sottotitolo e che si richiamano l’un l’altra: carisma – e ne ho parlato avendo presente l’università a cui esso dà vita – e università – espressione del carisma.

Prima mi sono soffermato sulla prima parola che ha dato il titolo al convegno: Gioia! Questa giornata mi ha dato gioia! Mi viene da esclamare: “Che cosa bella!”. E per spiegare questo mio sentimento ho riferito un pensiero di papa Francesco.

 Che cosa bella!

In una delle prime catechesi dedicata alla Chiesa, il 1° ottobre 2014, papa Francesco parlando dei carismi poneva una domanda a prima vista imbarazzante: «Il fatto che nella Chiesa ci sia una diversità e una molteplicità di carismi, va visto in senso positivo, come una cosa bella, oppure come un problema?».

Dietro il pensiero del Papa vi è il passaggio da una Chiesa a modello della sfera a una Chiesa a modello del poliedro.

«L’esperienza più bella – continua Francesco – è scoprire di quanti carismi diversi e di quanti doni del suo Spirito il Padre ricolma la sua Chiesa! Questo non deve essere visto come un motivo di confusione, di disagio: sono tutti regali che Dio fa alla comunità cristiana, perché possa crescere armoniosa, nella fede e nel suo amore, come un corpo solo, il corpo di Cristo. Lo stesso Spirito che dà questa differenza di carismi, fa l’unità della Chiesa. È sempre lo stesso Spirito. Di fronte a questa molteplicità di carismi, quindi, il nostro cuore si deve aprire alla gioia e dobbiamo pensare: “Che bella cosa! Tanti doni diversi, perché siamo tutti figli di Dio, e tutti amati in modo unico”. […] Questa è la Chiesa!».

Potremmo parafrasare queste parole del Papa e chiederci: la molteplicità delle istituzioni accademiche va vista in senso positivo, come una cosa bella, oppure come un problema?


Perché tante università? Non sarebbe meglio unificare? Ci sarebbero tanti vantaggi, economici, di personale, di incidenza culturale…

È la stessa questione che si pone ciclicamente riguarda alla molteplicità degli istituti di vita consacrata, sia da parte degli stati e sia della stessa istituzione ecclesiale, come i Concili.

Di fronte alla molteplicità dei carismi e delle istituzioni accademiche il nostro cuore – dovremmo dire parafrasando papa Francesco – «si deve aprire alla gioia e dobbiamo pensare: “Che bella cosa!”».

Ogni carisma è un volto della verità ed ha quindi l’esigenza e il dovere di esplicitare la sua specifica comprensione del Vangelo anche in forma dottrinale. Il carisma ha una comprensione sapienziale della verità, una particolare sensibilità nei modi di approccio alla verità e questo dà un determinato stile all’insegnamento. Era evidente nelle presentazioni: parla l’Antonianum, il Seraphicum e si odono parole come esperienza sapienziale, fraternità, minorità; parlano i Salesiani ed ecco parole come pedagogia, educazione, metodo preventivo; parlano i Focolarini ed ecco cultura dell’unità, laboratorio di sperimentazione di comunione…

Ma la verità è sempre sinfonica, plurale e nessun carisma da solo può abbracciarla in tutta la sua ricchezza. Soltanto insieme possiamo camminare verso la pienezza della verità.

È vero che nel frammento c’è il tutto – per ricordare l’assioma di von Balthasar. Questa affermazione – il tutto nel frammento – è vera: ogni carisma e ogni istituzione accademica che esso esprime ha una sua completezza, una sua pienezza. Nello stesso tempo il frammento vive nella comunione e della comunione, della condivisione del dare e del ricevere.

Tutti i carismi e le università, convergono – uni-vergere, uni-versitas, ricordava p. Wodka questa mattina – verso la verità tutta intera, che raggiungeremo soltanto insieme. Dietro vi una verità o almeno una convinzione: tutte le parole evangeliche sono dirette e convengono verso l’adempimento della preghiera di Gesù: “Che tutti siano una cosa sola”, è questo l’uni-vergere, l’uni-versitas.

 La collaborazione tra università

La collaborazione tra università che nascono da carismi, è una concreta espressione della comunione tra carismi, ed è una straordinaria manifestazione del cammino sinodale della Chiesa, come ha evidenziato il cardinale de Aviz nel suo indirizzo iniziale di questa mattina.

È una risposta all’invito rivolto da papa Francesco nella Veritatis gaudium a fare rete tra le istituzioni accademiche. Non è sincretismo, ma ricerca di una autentica comunione, via imprescindibile per una piena identità, come ha rilevato, sempre questa mattina, il Rettore dell’Antonianum.


La comunione è un aspetto essenziale dell’ermeneutica di un carisma. Solo nel rapporto di comunione si prende coscienza dei propri valori, come anche dei propri limiti, e ci si riconosce nella propria irripetibile unicità e nella propria identità. Nello stesso tempo il dialogo sincero porta alla scoperta dell’altro nella sua unicità, irripetibilità e quindi dell’arricchimento offerto dalla comunione.

I carismi, direbbe papa Francesco, «non sono un patrimonio chiuso, consegnato ad un gruppo perché lo custodisca; piuttosto si tratta di regali dello Spirito integrati nel corpo ecclesiale. È nella comunione […] che un carisma si rivela autenticamente e misteriosamente fecondo» (EG 130), da condividere.

Analogamente, le università, in quanto “specchio” dei carismi nella loro valenza di luce, di dottrina, di sapienza, sono chiamate a riflettere la dinamica di comunione richiesta tra i carismi stessi.

Questo implica innanzitutto la conoscenza reciproca, la stima reciproca, il riconoscimento dell’alterità e della complementarietà. Potremmo applicare al rapporto tra le nostre istituzioni accademiche l’invito di san Paolo: Aemulamini carismata meliora.

Ma non basta conoscersi, stimarsi. Non basta neppure l’uniformazione delle prassi, delle istituzioni. In questa giornata si è molto parlato della dinamica di comunione all’interno delle singole istituzioni, o tra istituzioni afferenti allo stesso carisma, come quello francescano. Questo ci ha consentito tra l’altro di conoscerci meglio.

Adesso però occorre un passo ulteriore mirando a crescere nella comunione tra le differenti istituzioni accademiche. Questo richiede una forte convinzione della necessità di camminare insieme, una sincera volontà di incontro e di condivisione, una chiara spiritualità di comunione.


Se c’è questo le strade e gli strumenti di collaborazione seguiranno di conseguenza. Si esprimeranno ad esempio nella programmazione di ricerche portate avanti insieme, nella condivisione tra professori che lavorano nello stesso ambito di ricerca e di insegnamento. Senza gelosie o timore di concorrenza, senza sentirci concorrenti ma partner fratelli e sorelle. Si troveranno anche le modalità per la condivisione tra gli studenti, fattore essenziale che non si può programmare senza il loro coinvolgimento.

 L’ascolto dei bisogni dei tempi

Infine, il carisma dell’Istituto lo si comprende appieno nella misura in cui ci si lascia interpellare dalle domande sempre nuove che ci giungono dal di fuori, dalle necessità che ad esso sono rivolte dalla società, e a cui è chiamato a rispondere. Anche questo è emerso dal dialogo di fine mattinata.

Rimane sempre attuale l’inquietudine espressa nel Sinodo del 1994: «Ci si preoccupa eccessivamente del proprio carisma prescindendo dal suo reale inserimento nel santo popolo di Dio, confrontandosi con le necessità concrete della storia».

In questo senso l’“essere Chiesa in uscita”, il movimento verso le “periferie” e tutti gli altri input che il Papa lancia, non sono soltanto un metodo pastorale, un porre in atto il carisma, ma un metodo ermeneutico. Il carisma lo si comprende appieno mettendolo in gioco con la storia, lasciandosi interpellare da essa, nel contatto concreto e quotidiano con le persone in mezzo alle quali il carisma è chiamato a vivere e a cui è inviato.

Lo stesso vale per le istituzioni accademiche legate al carisma. Le nostre ricerche, i nostri insegnamenti, i nostri studi rimangono “accademici” – nel senso deteriore del termine – astrusi, avulsi dalla storia, senza un ascolto attento della società che ci circonda, un ascolto appassionato, capace di coinvolgere.

Anche questo è un cammino che domanda di essere percorso insieme.

Il cammino sinodale ci interpella davvero e attende fantasia, coraggio, buona volontà.

 


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