Fridolin Cardinale AMBONGO, ofm cap. Arcivescovo Metropolita di
Kinshasa ha scritto la presentazione del libro su Giovanni Santolini:
È con grande ammirazione e gioia che scrivo la prefazione di
quest’opera destinata ad onorare la figura di Padre Giovanni Santolini, sacerdote
della Congregazione degli Oblati di Maria Immacolata, totalmente dedito alla
missione nella Repubblica Democratica del Congo (RDC).
Il titolo proposto a questo libro, “Per cantare al mondo il Tuo amore”, riassume al meglio i dieci anni di missione che padre Giovanni Santolini ha trascorso a Kinshasa, dal 27 aprile 1987 al 23 marzo 1997. Padre Giovanni Santolini incarna la figura dei missionari di cui le nostre società segnate da molteplici crisi socio-economiche e in piena mutazione hanno bisogno: pastori che amino profondamente i loro fedeli e la gente in mezzo alle quali sono inviati; pastori che siano pienamente dediti alla causa dei loro fedeli; pastori che siano allo stesso tempo agenti di sviluppo, difensori della dignità della persona umana e promotori di valori anche nel cuore di un contesto di vita estremamente delicato e difficile; in breve, pastori che siano presi dalla sola preoccupazione di servire umilmente il loro popolo, specialmente i giovani, e indicare la direzione per un futuro migliore. Padre Santolini Giovanni era effettivamente un pastore di questo tipo, e di qualità. Ecco perché la sua morte inaspettata il 23 marzo 1997, Domenica delle Palme (o della Passione del Signore), al di là della speranza nella risurrezione, ha lasciato una ferita aperta che richiede ancora tempo per cicatrizzarsi nel cuore di tutti coloro che lo hanno conosciuto e amato. Aveva un grande amore per il Popolo di Dio che si trova nella RDC, specialmente a Kinshasa. Nemmeno la grande crisi socio-politica del regime dittatoriale di Mobutu era riuscita a spezzare il suo slancio di pastore dedito al benessere della popolazione e dei fedeli che serviva con amore nei vari settori della vita: formazione dei giovani, studi accademici, sviluppo e pastorale.
Padre Giovanni aveva un grande amore per i giovani. Riteneva che
la formazione fosse uno dei migliori doni che si potesse fare per garantire il
loro futuro. Questo spiega il suo desiderio di mettersi totalmente al loro
servizio. In primo luogo, i giovani in formazione nella vita religiosa e
sacerdotale che ha accompagnato come loro direttore spirituale sin dal suo
arrivo a Kinshasa. Consapevole che la vita e il successo di ogni pastore si
fondano sulla qualità della vita spirituale, Padre Giovanni amava insistere sul
ruolo indispensabile del discernimento nel cammino vocazionale. Il suo ideale
personale della santità lo spingeva a considerare questo ministero con i
giovani come uno dei luoghi della sua santificazione.
Questo maestro spirituale accompagnava i giovani anche
nell’ambito accademico. È lì che l’ho conosciuto personalmente come Segretario dell’Istituto
Mazenod (ora Università Saint Eugène de Mazenod) dove insegnavo nel corso di
morale. Si faceva notare per il suo senso di umanità e la sua considerazione
nei confronti di tutto il personale. Si sforzava di fornire a tutti, agli
studenti e, in particolare, agli insegnanti, un contesto eccellente per il
lavoro e la ricerca. La sua iniziativa di un centro di formazione informatica,
che continua a formare giovani e adulti fino ad oggi, la dice lunga. Inoltre,
non solo ha dotato l’Istituto di nuove infrastrutture, ma ha anche sviluppato
quelle già esistenti. La sua grande passione per la missione lo ha portato a
promuovere un Centro di Missiologia all’interno dell’Istituto Eugène de
Mazenod.
Sì, cantare l’amore di Dio al mondo è da un lato riconoscere il
coraggio profetico di Padre Giovanni che lo spingeva a sfidare situazioni estreme
dal punto di vista della sicurezza e della salute per liberare, proteggere e
contribuire a guarire le persone la cui vita era in pericolo; dall’altro lato,
è anche guardare a tutti i sogni e le iniziative di sviluppo che aveva per la
sua congregazione e per la società congolese (Kinoise). Non aveva paura della
violenza dei militari, ancor meno di quella dell’epidemia di ebola per volare
in aiuto di coloro che avevano bisogno del suo soccorso. Solo l’amore
dell’altro, nell’imitazione di Cristo come buon Pastore, può portare una
persona a mettere in pericolo fino a questo punto la propria vita per salvare
quella degli altri, considerata prioritaria.
Questo libro, al di là del dovere della memoria, offre molti
vantaggi per il cristiano in generale e per il pastore in particolare. In primo
luogo, risveglia in ognuno di noi un profondo sentimento di gratitudine permanente
per tutto ciò che padre Giovanni Santolini ha fatto. In secondo luogo, mostra
che amare l’altro nel nome di Dio e sull’esempio di Cristo è possibile nel
mondo di oggi. Infine, immortalando la figura di Padre Giovanni Santolini,
questo libro potrà consolare, per quanto possibile, il cuore di tutti coloro
che sono ancora provati dalla sua improvvisa scomparsa. Possa questo libro far
vivere per sempre la presenza di Padre Giovanni Santolini nel cuore e nella
mente dei lettori. Il suo nome, legato a tutto ciò che il Signore gli ha dato
da vivere e realizzare, non sia mai dimenticato o cancellato dalla nostra
memoria.
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