martedì 22 marzo 2022

Com’è la preghiera dell’adulto?

Mai come in questa età della vita la preghiera è chiamata a unificare l’intera esistenza. Il lavoro, le preoccupazioni per la famiglia, gli impegni sociali prendono talmente che il rapporto con Dio nella preghiera, sia personale sia liturgica, rischia di passare in secondo piano. Ciò a cui più si punta è la realizzazione di sé, nel bisogno di affermazione, nella consapevolezza di essere costruttori della società, soggetti attivi del futuro dei figli, della nazione. È il tempo di costruire, di portare frutti. Manca il tempo per fermarsi, per raccogliersi.

Anche Gesù non aveva più il tempo neppure per mangiare (cf. Mc 3, 20-21). Era preso dalle folle, ne provava compassione, si sentiva responsabile di esse, e insegna, cura i malati, perdona i peccatori, moltiplica i pani… Eppure si ritrovava comunque a pregare per dare consistenza, spessore al suo operare.

«Chi non raccoglie con me disperde», continua a ripetere anche adesso (Lc 11, 23). L’attività va condita con la preghiera: le dà sapore, consistenza, efficacia. Senza preghiera c’è il rischio della “dispersione”: tante iniziative, tante opere, la giornata piena da mattina a sera… ma in disgregazione. La preghiera unifica.

Essa si esprime soprattutto in una confidenza infinita nell’amore di Dio che tutto sorregge e al quale possiamo affidare la famiglia, il lavoro, i progetti. Si rispecchia nelle parole di Pietro: «Signore, da chi andremo? Tu hai parola di vita eterna» (Gv 6, 67); «Sulla tua parola getterò le reti» (Lc 5, 4).

Gesù è il Maestro, che cammina accanto, indica il cammino da percorrere, dà sicurezza; è il Signore della storia che dà forza e porta tutto a compimento, verso una sicura meta finale.

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