martedì 6 gennaio 2015

Giotto lo sapeva: adorare è baciare


Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, e prostratisi lo adorarono”. Come lo adorarono? Sembra un atto così complesso e difficile. E invece il suo significato etimologico è semplicissimo: dare un bacio. Lo sapeva bene Giotto che ha raffigurato il primo dei Magi nell’atto di adorare, ossia di baciare Gesù.
Sembra di ascoltare san Bernardo di Chiaravalle, incantato come sempre dall’umanità di Gesù: «Che fate, o magi, cosa fate? Adorate un lattante, in una capanna qualsiasi, in fasce miserabili? E questo sarebbe Dio? “Ma il Signore nel tempio santo, il Signore ha il trono nei cieli” (Sal 11,4) e voi lo cercate in una stalla, sul seno di una madre? Che fate? Perché offrite quest’oro? E’ forse questo il re? Ma dov’è la sua corte regale, dov’è il suo trono, dov’è la folla dei suoi cortigiani? Una stalla è forse un palazzo? Un presepio un trono? Maria e Giuseppe i membri della sua corte? Perché mai degli uomini sapienti sono diventati stolti al punto da adorare un bambino, che sarebbe da denigrare piuttosto, sia per l’età che per la povertà dei suoi?».

Anche noi romani questa sera siamo stati stolti come i Magi. Come ogni anno, tutti in fila a baciare il Gesù Bambino dell’Araceli a Roma. Oggi non stava nella sua cappella, ma nel presepe, in braccio a Maria. Poi la processione l’ha portato nel presepe vivente in piazza del Campidoglio: 180 figuranti, compresi una ventina di ragazzi disabili. La Sacra Famiglia era interpretata da un nucleo familiare indiano ospite delle suore di Madre Teresa di Calcutta. Uno spettacolo molto raccolto, vissuto in un clima di preghiera, che i è concluso con la benedizione di tutta Roma (ne ha bisogno!). Come non ricordare la messa celebrata a Betlemme?


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