Giuseppe Maria Zanghì è partito improvvisamente. Un maestro, un fratello, un amico. Ha spalancato a tanti di noi orizzonti di pensiero vastissimi: un autentico intellettuale nel quale sapienza e scienza si fecondano reciprocamente e fondono, così come cuore e intelletto.
Ho ritrovato una sua pagina scritta il 16 luglio 2011,
nella quasi fa riferimento al carisma di Chiara Lubich. Ne trascrivo alcuni
passaggi:
La Chiesa, corpo di Cristo,
ha iniziato il suo santo viaggio con la consapevolezza della chiamata a
quell’unità che è il cuore dell’attesa di Gesù.
Poi, è entrata nel mondo,
quello di allora, quello della grande cultura greca e romana. E qui, nel dialogo, sono stati messi
provvidenzialmente in luce altri e numerosi aspetti della Parola di Dio:
l’unità, però, l’unità sostanziale, trinitaria, sempre più restava nello
sfondo, non giganteggiava più. Per
questo, essa ha conosciuto le sue prove, i suoi smarrimenti, le sue eclissi.
Ma oggi, lo Spirito torna a
dire, come allora all’inizio, una parola sola, sostanziale: “Padre, che tutti
siano uno!”.
[Attraverso il carisma di
Chiara Lubich] Dio ha rivelato l’unità come mai, penso, ancora aveva fatto nel
cammino della Chiesa. E la ha rivelata
non con parole ma dando vita a una realtà nuova e, penso, ancora, finora mai esistita:
l’Anima.
La Chiesa, dunque, è chiamata
ad essere quella che deve essere: l’Anima del mondo. E l’umanità tutta è
chiamata ad entrare nell’Anima, nel suo modo.
E attraverso [questo carisma],
Dio vuole portare i cristiani d’oggi a scoprire ciò che essi sono: lo stesso
Gesù; vuol fare incontrare gli uomini e le donne di oggi con lo stesso Gesù:
non il Gesù nel sacramento (anche), non il Gesù nelle strutture sante della
Chiesa (anche), non – oserei dire – il Gesù vivente nei carismi della Chiesa
(anche): ma lo stesso Gesù, il carisma unico che tutti li riassume mentre tutti
li genera.
Abbiamo noi capito sino in fondo,
di quella comprensione che non può essere data né dalla carne né dal sangue ma
solo dallo Spirito Santo, quale è la vita che siamo chiamati a vivere, per
essere lo stesso Gesù? Non il Gesù nella sola
interiorità del mio castello, ma il Gesù nell’interiorità del castello
esteriore che è poi la stessa interiorità di Gesù, quella sua propria, nella
quale entriamo uscendo dalla nostra interiorità, dal nostro castello pur
abitato da Dio, per farci uno con i fratelli?
Abbiamo capito che uomini e
donne dobbiamo essere, per essere lo stesso Gesù? Come dobbiamo amare, come
dobbiamo pensare, per essere lo stesso Gesù?
Grazie Fabio x questa pagina che ci ricorda il comune amico Peppuccio. Come non essergli riconoscente x tutto quello che ha fatto x l’Opera e x i gen? Ci ha lasciato pagine e pagine di scritto pieni di sapienza, ma soprattutto la sua vita di popo senza mezze misure, testimone autentico, vero fratello e amico.
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