venerdì 30 gennaio 2015

Crociate incrociate



Mi giunge l’invito a firmare un “Appello in sostegno di Papa Francesco”. È in atto, così si dice, un “attacco mirato e frontale” contro il papa. Subito dopo gli auguri natalizi alla Curia, nei quali Francesco elenca le “malattie” della Curia, un giornalista del calibro di Vittorio Messori pubblica su un quotidiano le sue perplessità su un papa “imprevedibile per il cattolico medio”. Confessa di scrive l’articolo perché gli è stato richiesto. Da chi? Sì, è in atto una campagna, iniziata in sordina, per screditare il papa, anche se non è questa l’intenzione di Messori. C’è addirittura chi non lo ritiene legittimo (irregolarità in Conclave?) La Chiesa sarebbe in stato di sede vacante.
Il giorno successivo si muove un’altra grande firma del mondo cattolico, questa volta dall’America Latina. Leonardo Boff, sentendosi investito del compito di difensore di un Bergoglio che proviene da quel continente, contrattacca pesantemente denunciando il “grosso vuoto nel pensiero di Messori”, fino a usare l’arma dell’attacco personale, definendolo “un convertito che ancora deve portare a termine la sua conversione”. Non manca, naturalmente, la contromossa di Messori, che parte anch’essa da riferimenti personali verso il frate che “lasciò il saio francescano e andò a vivere con una compagna”. Si polarizza così la contrapposizione tra conservatori e progressisti, l’un contro l’altro armati: crociate incrociate, mobilitate in nome della tenerezza, della misericordia, del dialogo, della fraternità. Quante energie sprecate, quando potrebbero diventare sinergie per la causa del Regno di Dio!
In mezzo Francesco, che propone una visione di Chiesa “poliedrica” – spigolosa, dunque – e non “sferica”, nella quale c’è posto per tutte le tendenze e sensibilità: “L’uniformità non è cattolica, non è cristiana… Unità è saper ascoltare, accettare le differenze, avere la libertà di pensare diversamente e manifestarlo! Con tutto il rispetto per l’altro che è il mio fratello. Non abbiate paura delle differenze!”. È questa la strada perché le legittime tensioni non si trasformino in conflitto, ma in fattore di arricchimento reciproco, di dinamismo e dunque di crescita.


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