Mi giunge l’invito a
firmare un “Appello in sostegno di Papa Francesco”. È in atto, così si dice, un
“attacco mirato e frontale” contro il papa. Subito dopo gli auguri natalizi
alla Curia, nei quali Francesco elenca le “malattie” della Curia, un
giornalista del calibro di Vittorio Messori pubblica su un quotidiano le sue
perplessità su un papa “imprevedibile per il cattolico medio”. Confessa di
scrive l’articolo perché gli è stato richiesto. Da chi? Sì, è in atto una campagna,
iniziata in sordina, per screditare il papa, anche se non è questa l’intenzione
di Messori. C’è addirittura chi non lo ritiene legittimo (irregolarità in
Conclave?) La Chiesa sarebbe in stato di sede vacante.
Il giorno successivo si
muove un’altra grande firma del mondo cattolico, questa volta dall’America
Latina. Leonardo Boff, sentendosi investito del compito di difensore di un
Bergoglio che proviene da quel continente, contrattacca pesantemente
denunciando il “grosso vuoto nel pensiero di Messori”, fino a usare l’arma
dell’attacco personale, definendolo “un convertito che ancora deve portare a
termine la sua conversione”. Non manca, naturalmente, la contromossa di Messori,
che parte anch’essa da riferimenti personali verso il frate che “lasciò il saio
francescano e andò a vivere con una compagna”. Si polarizza così la
contrapposizione tra conservatori e progressisti, l’un contro l’altro armati:
crociate incrociate, mobilitate in nome della tenerezza, della misericordia,
del dialogo, della fraternità. Quante energie sprecate, quando potrebbero
diventare sinergie per la causa del Regno di Dio!
In mezzo Francesco, che
propone una visione di Chiesa “poliedrica” – spigolosa, dunque – e non
“sferica”, nella quale c’è posto per tutte le tendenze e sensibilità: “L’uniformità
non è cattolica, non è cristiana… Unità è saper ascoltare, accettare le
differenze, avere la libertà di pensare diversamente e manifestarlo! Con tutto
il rispetto per l’altro che è il mio fratello. Non abbiate paura delle
differenze!”. È questa la strada perché le legittime tensioni non si trasformino
in conflitto, ma in fattore di arricchimento reciproco, di dinamismo e dunque
di crescita.
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