Sono tornato a San Giorgio Canavese per incontrare un amico,
un grande missionario dell’America Latina oggi paralizzato e bloccato su una
carrozzina. Lui che ha annunciato il Vangelo a tanti, oggi non può più parlare,
né scrivere, né leggere… Continua la sua missione in un altro modo, forse più
prezioso ed efficace di prima: chi conosce i disegni di Dio? Con lui ho trovato
altri fratelli anziani e ammalati che, dopo una vita spesa sulla breccia, sono
ora a riposo. Una testimonianza di fraternità, di preghiera e di gioia. La
prima lettura della liturgia di oggi, tratta dalla Lettera agli Ebrei, ha
affermato che la nostra salvezza è avvenuta grazie al Sì che Gesù ha detto a
quanto il Padre gli chiedeva. La grande opera della salvezza è legata al sì
alla volontà di Dio; è la strada percorsa da Gesù, è la strada che siamo
chiamati a percorrere anche noi.
Sarei voluto andare a san Giorgio per i cento anno della
presenza degli Oblati, appena celebrati, ma non mi era stato possibile: meglio
tardi che mai! Gli Oblati giunsero in questa casa nel 1913, portando gli
studenti di teologia che girovagavano per l’Europa dopo l’espulsione dalla
Francia. In questi cento anni da qui sono partiti centinaia di missionari per
il mondo intero. Anch’io vi ho studiato per quattro anni. Un luogo familiare…
eppure le montagne innevate dell’arco alpino che abbracciano il Canavese non mi
sono mai sembrate così vicine come oggi: ammantate di neve, limpidissime, un’opera
d’arte di Dio!
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