Come pregava Chiara Lubich? È il suo segreto, il suo intimo dialogo con
Dio. A volte però bastava guardarla per intuire qualcosa di questo suo
personale rapporto. Esso traspariva da tutta la sua persona, che richiamava l’atteggiamento
di Maria che custodiva il mistero del Figlio nel suo cuore. Ho con me una foto
che scattai all’inizio di un incontro della Scuola Abbà2 (23 novembre 2003)
mentre Chiara, in silenzio, chiede a Gesù di rinnovare il patto di unità. È una
foto leggermente sfocata, ma mi è particolarmente cara perché la ritrae
assorta in Dio, le mani giunte, gli occhi chiusi, icona di un raccoglimento
profondo e intenso, lo stesso nel quale la vedevo immersa durante la Messa
celebrata insieme nella sua cappella, come in quelle celebrate nelle grande
assemblee pubbliche.
L’ho vista pregare anche in maniera semplice e spontanea, quando ci
guidava nella visita a Gesù Eucaristia o quando, seguendo la pietà popolare, ci
conduceva ad un pellegrinaggio. Ricordo in modo particolare il pomeriggio di
Pasqua 1997 quando andammo insieme al santuario della Madonna di Visp, nel
Vallese, in Svizzera. Recitammo il rosario davanti alla grande statua della
Desolata, mentre veniva accesa una candela per ciascuno di noi. Seguirono
alcuni canti popolari e la visita alla chiesa contemplando e commentando ad una
ad una le varie immagini sacre.
Il momento della preghiera era per lei “il momento più bello”, “il momento
migliore” della giornata. Pur essendo il suo “segreto”, più volte ci ha fatto
entrare nell’intimità della sua preghiera e di quella nella quale sapeva
coinvolgere le sue compagne e i suoi compagni.
Potremmo percorrere il cammino della sua vita alla ricerca dei tanti
momenti di preghiera. La vedremmo entrare in un chiesa, ritirarsi nel suo
studio o nella cappella di casa, fermarsi a contemplare la natura dove trova
Dio. Sa trovare Dio e pregare anche nel frastuono di una grande città come
Roma. Può trovare Dio ovunque perché la sua preghiera non è confinata nei
momenti dedicati esplicitamente alle preghiere: la sua vita lentamente è
diventata preghiera.
Quella di Chiara è la vita di una persona chiamata alla “più alta
contemplazione”, e insieme ad essere “immersa nella folla”. La sua via di
preghiera sarà quindi la via dell’amore verso tutti, l’esercizio della propria
missione di contribuire all’unità del mondo intero.
Posso dire che una persona che prega anche col suo viso e con tutto il suo corpo non si dimentica più per tutta la vita .Ho avuto la fortuna di vedere in questo atteggiamento la mia delegata aspiranti quando avevo 13 anni ( negli anni 1954-55) e la ricordo con devozione e credo che mi abbia insegnato più in quei momenti che in altri.Mi sembrava bello comunicare questo in omaggio alla mia Francesca norta a 30 anni per malfomazione cardiaca .Pierangela
RispondiEliminaCom'è bello parlare con Dio in ogni momento e ascoltare, soprattutto! Lui che costantemente parla con noi! Non solo nel nostro cuore ma anche attraverso il prossimo che incontriamo!
RispondiEliminaGrazie! Michela