venerdì 26 dicembre 2014

Santo Stefano: la risposta al Natale


La tramontana è scesa dalle montagne portando aria buona e l’atteso freddo, spazzando il cielo di nubi e lasciando splendere il sole, come si conviene alla festa di santo Stefano.
Il duomo di Prato si è affollato per celebrare il santo patrono. Le chiarine hanno diffuso il suono squillante e gioioso. Gli anziani hanno partecipato come sempre al pontificale solenne. Non si sono visti invece né giovani, né bambini né ragazzi, che si muovono ormai su altri circuiti, ignari delle tradizioni.
Eppure santo Stefano fa venire in mente i giovani, la sua sarebbe la festa adatta per loro: iniziativa, generosità, coraggio, sincerità.
La teca con il "sasso" della lapidazione di Stefano
La festa di santo Stefano succede logicamente quella del Natale: se ieri abbiamo meditato Dio che scende sulla terra, oggi ne contempliamo già il frutto: l’uomo sale al cielo.
È l’amore che ha fatto scendere il Verbo sulla terra: Dio ha tanto amare il mondo da mandare il suo Figlio. È l’amore – il martirio, amore estremo – che ha che ha fatto salire l’uomo al cielo.
L’amore di Dio ha un nome, è Spirito Santo: il Verbo si è fatto uomo per opera sua. La risposta d’amore dell’uomo è mossa dallo stesso Spirito effuso nel cuore: Stefano è “pieno di Spirito Santo” (Atti 6,5; 7,51).
Lo Spirito lo fa parlare “con sapienza ispirata”. Stefano è rapito dalla contemplazione del mistero al punto da trasfigurarlo: ha “un volto come quello di un angelo”. Vede i cieli aperti, la gloria di Dio e il Figlio dell’uomo seduto alla sua destra. Eleva una delle più belle preghiere: “Signore Gesù, accogli il mio spirito”. Chiede il perdono per i suoi uccisori. La venuta di Gesù non è stata vana.


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