È una sorpresa per tanti.
Con il mese di gennaio il commento alla Parola di vita, che continua ad essere scelta
dalla presidente del Movimento dei Focolari, Maria Voce attualmente, non porta
più la firma di Chiara Lubich. Eravamo abituati a viverla accompagnati da lei.
I suoi commenti rimangono un tesoro prezioso a cui continueremo ad attingere,
saranno sempre oggetto di meditazione e fonte di ispirazione.
Quest’anno i commenti
sono stati affidati a Fabio Ciardi.
Perché cambiare dopo tanti anni?
Perché la parola di Dio è
sempre nuova e attuale. Lungo i secoli generazioni e generazioni di cristiani l’hanno
letta e riletta, scoprendovi ulteriori ricchezze. “L’interpretazione della
Sacra Scrittura è infinita”, affermava papa Gregorio Magno. Dopo sei anni dalla
partenza di Chiara per il cielo è normale che si preparino nuovi commenti. Lei
stessa non si è mai stancata di esporre in maniera sempre nuova la Parola di
vita. Fossilizzare la sua lettura sarebbe un tradimento. Nel solco della
tradizione da lei aperta, siamo chiamati a continuare, proprio come faceva
Chiara, ad interpellare la Scrittura perché essa ha sempre nuove risposte a situazioni
sempre diverse.
Perché la Parola di Gesù va vissuta per capirne la
natura umano-divina?
Prima di essere noi a
vivere la Parola, a ben guardare, è la Parola che fa vivere noi. Quando, in un
momento di crisi nella predicazione di Gesù (molti si stavano allontanando da
lui), gli apostoli attestano di non lasciarlo mai perché le sue sono “parole di
vita eterna” (cf. Gv 6,68), mostrano di aver capito cos’è la “Parola di vita”:
è letteralmente la Parola “che dà la vita”. Al pari dell’Eucaristia, la
comunione con la Parola comunica Gesù stesso. Il destino della Parola, ha
scritto Chiara, è quello di “esser ‘mangiata’ per dar vita a Cristo in noi e a
Cristo fra noi”. Essa è addirittura
ancora più del cibo, se così possiamo dire, è come l’aria che respiriamo, senza
la quale non si può vivere. Raccontando l’esperienza vissuta agli inizi del Movimento,
Chiara affermava: “Ci si nutriva di essa tutti gli istanti della nostra vita.
Ecco: come il corpo respira per vivere, così l’anima per vivere viveva la parola”.
Generazioni e generazioni di cristiani hanno
vissuto la Parola di Dio. Quale la novità introdotta da Chiara Lubich?
Abitualmente ci si ferma
a meditare o pregare la Parola. Qui si chiede di metterla in pratica, di trasformarla
in vita, come ammonisce san Giacomo: “Siate di quelli che mettono in pratica la
parola e non soltanto ascoltatori” (Gc 1,22). L’ascolto autentico, quello del
cuore e non solo dell’udito, equivale all’assimilazione e interiorizzazione
della Parola, in modo da informare di essa tutta l’esistenza cristiana. Chiara
ha inoltre portato I’attenzione sulla dimensione sociale della Parola di Dio:
deve poter generare una comunità cristiana. A questo aiuta la “comunione sulla
Parola di vita”, ossia la comunicazione, tra quanti la vivono, degli effetti
che essa produce, in modo da aiutarsi a scoprirne tutte le potenzialità.
Non c’è il rischio, scegliendo una frase della Scrittura
al mese, di parcellizzare la Parola dí vita?
La consuetudine di vivere
una parola per volta ogni mese non è un indebito frazionamento del Vangelo, ma
un modo per scandagliarlo, assimilarlo a piccole dosi, sperimentarlo prendendo
coscienza del suo straordinario potenziale. Alla base vi è la consapevolezza
che ogni parola della Scrittura contiene tutto il Verbo. Per una misteriosa “pericoresi”,
afferma Chiara, “ogni Parola di vita contiene il Verbo”. Di conseguenza, continua,
“quando ci nutriamo d’una sola Parola di vita è come nutrirsi di tutto”: “Come nell’Ostia Santa è tutto Gesù, ma anche in un
pezzettino di essa, così nel Vangelo è tutto Gesù, ma anche in ogni sua Parola”.
Perché hanno affidato proprio a te la redazione di
questi nuovi commenti alla Parola dì vita?
Forse perché ho vissuto
accanto a Chiara per tanti anni, lavorando con lei soprattutto nel campo della
teologia spirituale. Già negli ultimi tempi, quando era ammalata, ho potuto
aiutarla nella preparazione dei commenti alla Parola di vita. Spero che la mia
prolungata presenza nella Scuola Abbà - l’équipe che studia i “testi fondatori”
del carisma dell’unità - mi abbia consentito di assimilare un po’della sua
sapienza e di esprimerla anche in questi nuovi commenti. Nello stesso tempo, essendo
stato chiesto a me di prepararli per quest’anno, mi esprimo liberamente, con la
mia sensibilità e il mio stile. Sono consapevole che la mia è soltanto una piccola
introduzione alla lettura della Parola di vita. È poi questa che rimane nel
lettore, non il commento, e questa porta frutto.
Sono felice che per l'anno imminente sia Apa Pafnunzio a commentare le parole di Vita ,con la sua umiltà,pacatezza e profondità che ci immergeranno nel mistero di queste parole emerse dal cuore di Dio per tornare nell'intimità dei nostri cuori .Grazie caro Apa da una tua fedele lettrice Pierangela da Torino
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