Si era
svegliato nella notte. Non era ancora tempo di alzarsi. Apa Pafnunzio colse
quel momento per far sgorgare dal cuore il salmo:
“Solo un
soffio è ogni uomo che vive,
come
ombra è l’uomo che passa;
solo un
soffio che si agita…”
Com’era
fragile e breve la vita, un soffio appena. Tutto scorre così in fretta. Come
erano volati via in fretta i suoi molti anni. Quanti ancora gliene sarebbero
rimasti? Un soffio appena. Perché attaccarsi a qualcosa se tutto passa?
Si
riaddormentò, foglia leggera portata via dal vento.
Al
mattino, davanti all’icona santa, riprese la preghiera.
Gli
tornarono alle labbra le parole del salmo:
“Solo un
soffio è ogni uomo che vive,
come
ombra è l’uomo che passa;
solo un
soffio che si agita…”
Sì,
era soltanto un soffio…
Un
soffio?
D’improvviso
avvertì l’alito di Dio che lo penetrava come la creta con la quale era stato
plasmato il primo uomo: “e divenne un essere vivente”.
Un
soffio la vita dell’uomo, ma soffio di Dio; lo stesso che Gesù emise morendo
dall’alto della croce e che avvolse l’universo intero rigenerandolo; lo stesso
che alitò, risorto, suoi discepoli dando loro lo Spirito.
Un
soffio: lo Spirito.
Quando
uscì dalla preghiera apa Pafnunzio non si sentì più foglia portata dal vento,
ma creatura piena di Dio, resa da lui stabile e immortale.
Grazie per la ricchezza che mi dai e per il servizio che rendi all'Opera. 1 Costantino
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