Grande la tua maternità. Avvolge cielo e terra.
A Natale lo sguardo era interamente preso da Gesù, l’infinito
Iddio rimpicciolito, fattosi seme nel tuo grembo, minuscolo neonato, avvolto in
panni, contenuto da una mangiatoia.
Oggi lo sguardo si volge verso di te, la Madre sua. Non più nascosta
nella piccolezza di Nazaret, una ragazza come le altre, ma la benedetta tra
tutte le donne, nota di generazione in generazione e proclamata beata da cielo
e terra. Non più soltanto l’umile serva del Signore, ma la Signora che siede accanto
a lui, sua pari: la Madre
del Signore.
L’immensità dell’indicibile mistero di Dio che si fa uomo
suppone l’immensità dell’indicibile mistero di una donna scelta per essere
Madre di Dio, da Dio fatta più grande di Dio per poter contenere Dio, che cielo
e terra non possono contenere, tutta vita per generare l’autore della vita.
Ti ergi, all’inizio dell’anno, in sublime maternità, da
incutere timore se la tua grandezza non venisse dalla realtà che ha il tenero nome
di Madre, come timore incuterebbe un Dio umanato, se non si fosse fatto
bambino.
Nessun commento:
Posta un commento