Conoscevo Paolo Crippa soltanto per i piccoli schizzi a
china che apparvero su Città Nuova negli anni Sessanta, poi confluiti nella
prima edizione del libro Meditazioni.
Finalmente ho avuto l’occasione di incontrarlo e di vedere
alcune delle sue opere. Un colloquio e una visione che mi hanno spalancato nuova luce nella
comprensione di certa arte contemporaneo, di cui è un eminente esponente.
Ho letto questo suo scritto del 1966:
“Le mie composizioni pittoriche circolari intitolate Sole
sono strutture di colore-luce che tendono verso un’immagine arriva e che
cercano d’interpretare ed esprimere la forza, l’energia sempre viva ed attuale.
Mi pare di aver intuito un centro vitale al quale tutte le forze
misteriosamente convergono in unità e da cui divergono succedendosi, messaggere
del processo evolutivo, del senso umano e universale.
L’idea del Sole vuole essere un messaggio d’amore, il simbolo
della realizzazione di noi stessi nella volontà eterna".
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