Non sembri un’immagine
impropria per riflettere sulle “relazioni”. L’origine semantica della parola (dal
participio passato del latino referre
= portare indietro) mi induce a pensare che forse non sempre si dà il dovuto
peso ai contenuti delle relazioni, privilegiando piuttosto le modalità e i
sentimenti ad esse legati. Le crisi familiari e sociali che stiamo vivendo,
oltre a quelle della politica mondiale, ne sono purtroppo una conferma.
Torniamo al cane e al
cacciatore. Sono spesso legati da una sorta di affetto, quasi un’amicizia. Si
fanno le festa l’uno con l’altro, hanno un’intesa tutta particolare. Ma se il
cacciatore non desse da mangiare al suo cane e se il cane non scovasse la
preda, alla lunga la relazione si deteriorerebbe.
I beni condivisi,
inoltre, soprattutto a livello dei rapporti personale, domandano di essere
realtà nelle quali siamo pienamente coinvolti e convinti, che ri-portino il frutto della propria
ricerca. Soltanto così sono beni di “valore”. In questo caso non vale la
sentenza “relata rèfero”, il ri-portare in
modo distaccato quanto appreso o ricevuto da un altro, senza implicazione di
una propria responsabilità e adesione. Costruire relazioni richiede mettersi in
gioco.
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