venerdì 24 ottobre 2014

Il volo nell'Infinito di Giovanni Davì


Nel 2000 l’artista Giovanni Davì mi chiese di scrivere la presentazione di un suo commento grafico alla meditazione di Chiara Lubich “Ho un solo sposo sulla terra”, che rimane una tappa del suo amore di artista e di figlio spirituale di Chiara.
Lo stesso anno pubblicai alcune pagine del mio diario col titolo: Sotto lo sguardo di Dio. Giovanni Davì lo commentò con i suoi disegni, a cominciare da quello di copertina: una persona alla finestra, quasi volesse uscire dalla sua stanza, da se stesso, proteso verso l’infinito: cielo e mare; un tema che appare in altre opere; l’espressione del suo anelito?
Il 19 ottobre scorso, a 86 anni, Giovanni ha spiccato il volo. Ha lasciato la sua stanza e si è slanciato nell’Infinito.
Così scrivevo introducendo il suo libro:


La mistica - Chiara Lubich - dall'Alto, in pienezza di luce, contempla il mistero dell'uomo e il senso del suo dolore. È la pagina appassionata e realista sullo Sposo Abbandonato che, scritto a metà del 1900, dà senso alle tragedie dell'intero secolo, dall'atomica ai gulag, dalla shoa agli eccidi delle dittature.
L’artista - Giovanni Davì - condotto dall'esperienza estetico nel mondo della fatica e dell'umile condizione umana, vi coglie l'anelito a trascendersi. Sono i colori infuocati e le figure drammatiche, la sincerità e l'emotività del tratto, che da mezzo secolo caratterizzano il suo disegno e la sua pittura.
L’esperienza mistica di Chiara Lubich è capace di toccare le corde dell'artista, facendole vibrare di fronte all'insondabile mistero.
L’esperienza estetica di Giovanni Davì entra in comunione con l'esperienza mistica di Chiara Lubich, dalla quale è stata anche formata, ne accoglie il mistero e lo ridice, in quanto è possibile, nel suo modo.
I due percorsi s'incontrano con l'Uomo sospeso al legno, rivelazione di Dio e dell'uomo. In Lui mistica e arte colgono la condizione umana, la interpretano e insieme l'esprimono, la trasfigurano e le indicano il suo compimento.
Da queste pagine di alta poesia e di immagini vibranti, Gesù Abbandonato, il Dio del nostro tempo, interpella ognuno di noi e domanda di essere detto anche dalla musica e dalla filosofia, dall'architettura e dall'urbanistica, dalla politica e dalle scienze, dalla vita stessa, in una sinfonia di voci che dica la ricchezza insondabile del Figlio dell'uomo.

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