Lo stesso anno pubblicai alcune pagine del mio
diario col titolo: Sotto lo sguardo di Dio. Giovanni Davì lo commentò con i
suoi disegni, a cominciare da quello di copertina: una persona alla finestra, quasi
volesse uscire dalla sua stanza, da se stesso, proteso verso l’infinito: cielo e mare; un
tema che appare in altre opere; l’espressione del suo anelito?
Il 19 ottobre scorso, a 86 anni, Giovanni
ha spiccato il volo. Ha lasciato la sua stanza e si è slanciato nell’Infinito.
Così scrivevo introducendo il suo libro:
L’artista - Giovanni Davì
- condotto dall'esperienza estetico nel mondo della fatica e dell'umile
condizione umana, vi coglie l'anelito a trascendersi. Sono i colori infuocati e
le figure drammatiche, la sincerità e l'emotività del tratto, che da mezzo secolo
caratterizzano il suo disegno e la sua pittura.
L’esperienza mistica di
Chiara Lubich è capace di toccare le corde dell'artista, facendole vibrare di
fronte all'insondabile mistero.
L’esperienza estetica di
Giovanni Davì entra in comunione con l'esperienza mistica di Chiara Lubich, dalla quale è stata anche formata, ne accoglie il mistero e lo ridice, in quanto è
possibile, nel suo modo.
I due percorsi s'incontrano
con l'Uomo sospeso al legno, rivelazione di Dio e dell'uomo. In Lui mistica e arte
colgono la condizione umana, la interpretano e insieme l'esprimono, la trasfigurano
e le indicano il suo compimento.
Da queste pagine di alta
poesia e di immagini vibranti, Gesù Abbandonato, il Dio del nostro tempo,
interpella ognuno di noi e domanda di essere detto anche dalla musica e dalla
filosofia, dall'architettura e dall'urbanistica, dalla politica e dalle
scienze, dalla vita stessa, in una sinfonia di voci che dica la ricchezza
insondabile del Figlio dell'uomo.
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