Nel 2000 l’artista Giovanni Davì mi chiese di
scrivere la presentazione di un suo commento grafico alla meditazione di Chiara
Lubich “Ho un solo sposo sulla terra”, che rimane una tappa del suo amore di
artista e di figlio spirituale di Chiara.
Lo stesso anno pubblicai alcune pagine del mio
diario col titolo: Sotto lo sguardo di Dio. Giovanni Davì lo commentò con i
suoi disegni, a cominciare da quello di copertina: una persona alla finestra, quasi
volesse uscire dalla sua stanza, da se stesso, proteso verso l’infinito: cielo e mare; un
tema che appare in altre opere; l’espressione del suo anelito?
Il 19 ottobre scorso, a 86 anni, Giovanni
ha spiccato il volo. Ha lasciato la sua stanza e si è slanciato nell’Infinito.
Così scrivevo introducendo il suo libro:
La mistica - Chiara
Lubich - dall'Alto, in pienezza di luce, contempla il mistero dell'uomo e il
senso del suo dolore. È la pagina appassionata e realista sullo Sposo Abbandonato
che, scritto a metà del 1900, dà senso alle tragedie dell'intero secolo, dall'atomica
ai gulag, dalla shoa agli eccidi delle dittature.
L’artista - Giovanni Davì
- condotto dall'esperienza estetico nel mondo della fatica e dell'umile
condizione umana, vi coglie l'anelito a trascendersi. Sono i colori infuocati e
le figure drammatiche, la sincerità e l'emotività del tratto, che da mezzo secolo
caratterizzano il suo disegno e la sua pittura.
L’esperienza mistica di
Chiara Lubich è capace di toccare le corde dell'artista, facendole vibrare di
fronte all'insondabile mistero.
L’esperienza estetica di
Giovanni Davì entra in comunione con l'esperienza mistica di Chiara Lubich, dalla quale è stata anche formata, ne accoglie il mistero e lo ridice, in quanto è
possibile, nel suo modo.
I due percorsi s'incontrano
con l'Uomo sospeso al legno, rivelazione di Dio e dell'uomo. In Lui mistica e arte
colgono la condizione umana, la interpretano e insieme l'esprimono, la trasfigurano
e le indicano il suo compimento.
Da queste pagine di alta
poesia e di immagini vibranti, Gesù Abbandonato, il Dio del nostro tempo,
interpella ognuno di noi e domanda di essere detto anche dalla musica e dalla
filosofia, dall'architettura e dall'urbanistica, dalla politica e dalle
scienze, dalla vita stessa, in una sinfonia di voci che dica la ricchezza
insondabile del Figlio dell'uomo.
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