Parto con un cielo che è un canto di luce e termino con
un’altra sinfonia di colori.
Bastano queste due foto per sintetizzare la mia giornata.
Appena giunto a Cagliari mi arrampico sul colle sant’Elia,
all’estremità sud della città. Un promontorio roccioso che ospita il faro e
deve il suo nome a un martire omonimo dei primi secoli, un eremita che abitava
nelle grotte ancora oggi visibili. I Carmelitani, nel 1500, vi costruirono il
loro convento e l’Elia anacoreta cedette il posto a Elia il profeta. Le incursioni
saracene obbligarono i Carmelitani a traslocare in città e lassù adesso è
rimasto un forte costruito a difesa di Cagliari.
Rocce, arbusti, sole, mare. Luogo splendido e selvaggio.
Sotto, la chiesa di sant’Elia e l’omonimo quartiere di
case popolari, la zona più problematica della città con molte criticità sociali.
Un luogo proprio adatto per gli Oblati, qui da un anno appena. La chiesa, spartana,
è dominata da una grande pittura della Trasfigurazione con un Elia burbero con
spada (uccise i quattrocentocinquanta profeti di Baal!). Nel pomeriggio è “trasfigurata”
da un’inondazione di sole che riverbera dal mare di fronte e la rimbellisce.
Quando vi giungo stanno terminando la consegna degli
alimenti alle famiglie bisognose e sono salutato con calore da alcuni volontari
che hanno aperto un centro di ascolto: un paio di loro sono stati con me in
Terra Santa qualche anno fa (quando si dice che il mondo è piccolo…). Per il
resto vedremo nei prossimi giorni.
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