mercoledì 26 ottobre 2022

Gli Oblati nel quartiere sant'Elia a Cagliari

Breve visita alle Suore di Madre Teresa di Calcutta che abitano nel medesimo edificio dell’oratorio parrocchiale. Ne incontro due soltanto, delle sei che compongono la comunità, una albanese e una indiana. Pochi minuti e alla porta si susseguono più persone che vengono a portare aiuti di genere alimentare per i poveri. Le suore visitano infatti le famiglie del quartiere e nei casi più disperati fanno anche le pulizie delle case e altri servizi, specialmente per le persone più povere, ammalate o anziane.




Nell’oratorio vengono i volontari dei Somaschi per il doposcuola a ragazzi e giovani. Ivan, il giovane Oblato, pensa alle materie scientifiche. La scuola del quartiere ha chiuso le medie e ha accorpato le classi elementari: i genitori preferiscono mandare i figli in altre scuole più lontane perché l’aria che si respira da queste parti è troppo pesante, con delinquenza, droga, violenza. Ma padre Paolo, da buon vecchio missionario, mi assicura che la maggior parte della gente è buona, c’è solo una cattiva fama a causa di pochi… La chiesetta che gestisce, succursale della parrocchia, era il locale d’appoggio degli operai, proprio tra i palazzi, quando lavoravano alla costruzione delle case popolari. La stanza adibita a sacrestia è stata occupata abusivamente durante il periodo del lockdown e è impossibile farla liberare, come è impossibile far rimuovere la macchina senza ruote, riempita di tutto e di più, parcheggiata davanti alla porta della chiesa e attorno alla quale screscono le erbacce. “Bisogna capire – ripete p. Paolo – sono persone che hanno problemi, ma sono buone”.

Il quartiere è nato con gli sfollati della guerra, quando il 70 per cento di Cagliari fu distrutta dai bombardamenti, ed ha continuato ad attirare poveri e persone disadattate. È in una posizione bellissima, sul mare. Il comune ha creato parchi, una magnifica passeggiata lungo in mare, campo da gioco… “Ma adesso bisogna costruire le persone…”, dice p. Stefano.

Dei quasi 10.000 abitanti la domenica vanno in chiesa soltanto 90 persone. Terra di missione. E i nostri Oblati sono proprio missionari. Dopo sei anni in un’altra zona di Cagliari, da un anno sono stati invitati a prendersi cura del quartiere e della parrocchia. Le volontarie del Movimento dei Focolari danno la loro collaborazione al centro di ascolto, nei locali della parrocchia, e stanno avviando una consulenza medica. Sono coinvolti anche i laici di Madre Teresa. Attiva la Charitas. “Dobbiamo aiutare le persone a diventare umane – ripete p. Stefano citando sant’Eugenio – poi cristiane, poi sante”. Umane: occorre creare un centro sociale, favorire il dialogo fra tutti, dare fiducia… Terra di missione! E missionari sono p. Stefano che gestisce l’ufficio immigrati; p. Paolo che visita le persone anziane; p. Saverio che si occupa più direttamente della parrocchia; p. Francesco che tiene aperta la comunità su tutta la Sardegna organizzando incontri, predicazioni, missioni; Ivan, che si prepara al sacerdozio e intanto si cala nella realtà del territorio…

Percorro in lungo e in largo questa terra di missione, strada per strada, tra panni stesi, pochissimi negozietti precari, garage adibiti abusivamente ad abitazioni, abeti e prati che abbelliscono gli spazi, l’affaccio sul mare che allarga l’animo, la vista della collina rocciosa che domina dall’alto infondendo sicurezza… e tanta umanità, tanta umanità, che ricorda le folle senza pastore che Gesù incontrava e alle quali dava pane e speranza.

1 commento:

  1. Aiutare le persone a diventare umane poi cristiane poi Sante. Che bello Grazie! E grazie al carisma oblato e a tutti gli Oblati!! Donata

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