«In quei giorni, dopo quella tribolazione,
il sole si oscurerà, la luna non darà più la sua luce, le stelle cadranno dal
cielo e le potenze che sono nei cieli saranno sconvolte… Il cielo e la terra
passeranno, ma le mie parole non passeranno (Mc 13, 24-32).
Come sono misteriose queste parole!
Misteriose come è misteriosa la fine del mondo.
Gesù parlava della distruzione di
Gerusalemme? I Romani non lasciarono pietra su pietra. La città santa era il
cuore del mondo, colpirlo era come colpire il mondo intero, la sua fine è
simbolo di ogni fine.
Parlava della mia fine? Arriverà anche
per me il momento nel quale si spegnerà il sole, verranno meno la luna e le
stelle e tutto precipiterà nel nulla. Per me tutto avrà fine.
Quante cose belle Dio ha disseminato lungo
il mio cammino: persone e affetti, lavoro e riposo, momenti di luce e di
intensa gioia, oggetti e paesaggi, città d’arte e tramonti dorati… Tutto ciò
mi attira, è dono suo e l’accolgo con gioia e gratitudine. Ogni cosa avrà fine?
Ritirerà ogni suo dono?
Davanti
all’evidenza e all’ineluttabilità della fine, l’unica domanda che rimane e che
riecheggia lungo il Vangelo è: «Quando, Signore?».
Non soltanto la fine, ma anche il momento
della fine rimane avvolto nel mistero. Ogni momento può essere l’ultimo. Da qui
l’insistente avvertimento: «Vigilate, siate pronti».
Gesù domanda attenzione e invece quanta dis-trazione.
Sono at-tratto dall’effimero, da ciò che passa, sono dis-tratto,
portato via da ciò che solo rimane.
Perché qualcosa rimane. Se è vero che passano
i cieli e la terra, è altrettanto vero che la sua Parola rimane.
Rimane la Parola seminata in me, quella
che mi dà da compiere giorno per giorno, e mi insegna come vivere. Attraverso
quelle parole Gesù stesso si fa vita della mia vita e viene a vivere e ad agire
in me.
Se tutto è attuato alla luce del vangelo,
se tutto diventa “parola”, la sua Parola, allora il vissuto non passerà, come
non passano le sue parole, come non passa Gesù. Non sarà la fine, ma un nuovo
inizio.
Vivere le parole del vangelo fa vivere la
parola che da sempre Dio ha pronunciato quando ci ha pensato e con la quale ci
ha chiamato all’esistenza. Splenderà in tutta la sua bellezza la realtà vera
che Dio ha costruito in noi, il nostro vero essere.
E tutto il resto? Se passano i cieli e la
terra passeranno anche persone e affetti, lavoro e riposo, momenti di luce e di
intensa gioia, oggetti e paesaggi, città d’arte e tramonti dorati…? O forse
resteranno? Resteranno se non sono dis-trazione, se li avremo
vissuti alla luce del vangelo, per amore.
Tutto passa, l’amore non passa, come non passano le parole di Dio, come non
passa tutto ciò che è frutto della parola vissuta e da essa permeato d’amore.
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