martedì 26 dicembre 2017

Un sasso come segno di un cristianesimo serio


Lo scorso anno ero in India, ma quest’anno eccomi nuovamente immerso nelle sane tradizioni. Santo Stefano, patrono di Prato. La città si ritrova nella cattedrale. La città… naturalmente una parte, di una certa età.
Bello, pieno di luci, coreografie, dai figuranti in costumi medievali che suonano le chiarine all’inizio, a metà e alla fine della messa, all’Ordine cavalleresco del Santo Sepolcro in alta uniforme (tutti rigorosamente disarcionati), dame con pizzi…
In mezzo a tutta questa sceneggiatura barocca è un po’ difficile riconoscere l’ultima cena di Gesù. Povero Papa Francesco, la sua riforma evangelica rimane ancora un po’ lontana.
Non è comunque difficile riconoscersi poveri peccatori e bisognosi di salvezza. Basta questo.

Per fortuna c’è il sasso, in bella mostra sull’altare (in una preziosa teca che merita la vigilanza dei carabinieri!). Forse nessuno ci fa caso. È una presunta reliquia, uno dei sassi con cui sarebbe stato ucciso santo Stefano. Indubbiamente è un simbolo forte, ci ricorda che il cristianesimo è una cosa seria. Abbiamo proprio bisogno di una sassata in testa, che ci rimetta sull’attenti.


Nessun commento:

Posta un commento