Siamo
ancora negli archivi della nostra casa generalizia, dove campeggia una bella statua lignea di sant’Anna con
in braccio Maria bambina. Una volta era collocata in una nicchia con un mosaico
raffigurante la basilica di
Sainte-Anne-de
Beaupre, uno dei più famosi santuario del Canada. (il mosaico è sparito nella ristrutturazione...)
La statua di casa nostra
dovrebbe essere una copia di quella del santuario canadese, ma è molto più
bella dell’originale.
Se
la consideriamo Madre di Dio ci appare grandissima, irraggiungibile.
Se
la consideriamo figlia di Anna ci appare proprio una bambina, semplice, piccola…
una di noi, quasi una nostra bambina…
È anche
bello guardarla così.
Ed è
bello anche pregarla, come faceva padre Marcello Zago:
Ho
imparato ad apprezzare e a vivere il Rosario in Laos, dove durante i lunghi
spostamenti a piedi era la sola preghiera possibile. Lo ho apprezzato anche
trovando forme simili di preghiera tra gli altri credenti. Il nostro Rosario
infatti non ha solo somiglianze metodiche con le altre tradizioni religiose, ma
la stessa corona deriva da un simile oggetto hindù, diventato poi buddhista e
assunto dai musulmani. Il Rosario può considerarsi quindi un simbolo e un mezzo
di unità con gli uomini che cercano Dio.
Con
la preghiera ripetitiva del Padre Nostro e dell’Ave Maria siamo invitati a
meditare i misteri della vita di Cristo con lo sguardo e il cuore di Maria. Può
diventare anche per noi una preghiera di contemplazione e di comunione.
Pregando con Maria e partecipando ai suoi atteggiamenti nei confronti dei
misteri di Cristo, è facile aprire i nostri cuori sui bisogni dell’umanità,
della Chiesa.
Nei
miei lunghi viaggi per visitare gli Oblati mi capita spesso di recitare il
Rosario con chi mi accompagna.
Dopo
tale preghiera spesso faccio l’esperienza che il mio sguardo sugli uomini e
sulle situazioni diventa più sereno.
Il Rosario,
che è la preghiera dei poveri, ci aiuta ad essere semplici e accoglienti, come
Maria.
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