Torniamo nel nostro archivio. Sulla parete un altro mosaico: la Madonna delle Filippine. Forse non è un capolavoro, ma è sempre un segno tangibile dell’amore degli Oblati per Maria. Se la Madonna delle Nevi ricorda la prima missione degli Oblati, in America, questa ricorda la seconda missione, in Asia.
Papa
Leone XII, nel documento di approvazione della Regola, indicava come obiettivo
della missione degli Oblati: «portare nel seno di Madre di Misericordia i figli
che Cristo dalla croce volle darle».
Ecco
perché la seconda casa fondata da sant’Eugenio, subito dopo quella di Aix, era
un santuario mariano. «Tutti noi – scriveva al vescovo della diocesi nel cui
territorio si trovava il – facciamo professione di devozione specialissima per
la Madre di Dio. La Chiesa ci ha imposto il dovere (dolce senza dubbio, ma
sempre dovere) di propagare il suo culto». Dal santuario i missionari partivano
per irradiare la vita in tutto il territorio circostante, e al santuario accoglievano
le persone incontrate nelle varie parrocchie per aiutarle a vivere momenti di
particolare comunione con Dio.
Da
allora quanti santuari mariano sono stati affidati agli Oblati!
Sant’
Eugenio quando contempla Maria la chiama “Madre della Missione”, “Scala di
Misericordia”, “Nuova Eva”, “Corredentrice”, “Madre delle anime”, “Madre spirituale
di una moltitudine di figli di Dio”, “grande nemica dell’impero del demonio”, “Dispensatrice
di grazie”...
È così
che Maria diventa – ancora sue parole – “nostra madre”, la “nostra cara madre”,
“nostra Patrona”, “nostra Avvocata”, “nostra Regina”. Lei ha ormai il dovere di
assisterci fino alla morte, di accoglierci in cielo, di sistemarci “ai piedi del
suo Trono”, “vicinissimi alla nostra Patrona”.
Da
parte nostra occorre abbandonarsi totalmente a lei, mettendo in lei, dopo Dio, “tutta
la nostra fiducia”, “pregandola e invocandola frequentemente”, “imitandone le virtù”,
affidando a lei “la custodia della nostra salute nella malattia”, “la sicurezza
della nostra vocazione nei casi disperati” e, infine, affidando a lei la nostra
persona, affinché nell’ora della morte essa venga a cercarci.
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