giovedì 28 dicembre 2017

La mangiatoia



2011: A Betlemme con tutta la famiglia
In poche righe nel racconto di Natale del Vangelo di Luca la mangiatoia nella quale fu deposto Gesù viene nominata tre volte.
La prima mostra Maria che avvolge il figlio in fasce e lo depone nella mangiatoia. La nascita di Gesù è già un velato richiamo alla sua morte quando sarà avvolto nuovamente in fasce e deposto nel sepolcro. Non a caso le icone orientali raffigurano la culla come una bomba.

Ciò che più mi impressiona in questo Natale è la seconda menzione della mangiatoia, quella fatta dall’angelo. Prima annuncia che è nato “un Salvatore, che è Cristo Signore”, poi offre loro un segno: “un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia”.
Troppo evidente il contrasto tra l’annuncio e il segno. I pastori dovettero rimanere interdetti: com’è possibile che il Salvatore, il Signore, il Messia sia in una mangiatoia? Gli si addice una reggia, una corte, non certo una stalla.
I segni di Dio non sono quelli che ci aspetteremmo. Niente di grandioso, di straordinario. Dio si rivela in ciò che è piccolo e cosparge la nostra giornata di segni minuti che ci tracciano il cammino.
Quando ci convertiremo al vangelo?

La terza ricorrenza è quando i pastori trovano il bambino nella mangiatoia, come annunciato. Una mangiatoia, il luogo dove mangiano gli animali.
La mangiatoia profetizza quanto più tardi dirà Gesù: è il pane disceso dal cielo… prendete e mangiate. Gesù si dà da mangiare.
Natale è compendio di tutto il Vangelo.


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