2011: A Betlemme con tutta la famiglia |
In
poche righe nel racconto di Natale del Vangelo di Luca la mangiatoia nella
quale fu deposto Gesù viene nominata tre volte.
La
prima mostra Maria che avvolge il figlio in fasce e lo depone nella mangiatoia.
La nascita di Gesù è già un velato richiamo alla sua morte quando sarà avvolto
nuovamente in fasce e deposto nel sepolcro. Non a caso le icone orientali raffigurano
la culla come una bomba.
Ciò
che più mi impressiona in questo Natale è la seconda menzione della mangiatoia,
quella fatta dall’angelo. Prima annuncia che è nato “un Salvatore, che è Cristo
Signore”, poi offre loro un segno: “un bambino avvolto in fasce, adagiato in
una mangiatoia”.
Troppo
evidente il contrasto tra l’annuncio e il segno. I pastori dovettero rimanere
interdetti: com’è possibile che il Salvatore, il Signore, il Messia sia in una
mangiatoia? Gli si addice una reggia, una corte, non certo una stalla.
I
segni di Dio non sono quelli che ci aspetteremmo. Niente di grandioso, di
straordinario. Dio si rivela in ciò che è piccolo e cosparge la nostra giornata
di segni minuti che ci tracciano il cammino.
Quando
ci convertiremo al vangelo?
La
terza ricorrenza è quando i pastori trovano il bambino nella mangiatoia, come
annunciato. Una mangiatoia, il luogo dove mangiano gli animali.
La
mangiatoia profetizza quanto più tardi dirà Gesù: è il pane disceso dal cielo… prendete
e mangiate. Gesù si dà da mangiare.
Natale
è compendio di tutto il Vangelo.
Nessun commento:
Posta un commento