La
notte di Natale di molti anni fa viaggiavo su una pista di terra battuta nella
foresta del Camerun. Nel buio fondo occhieggiavano qua e là dei fuochi, segnali
di villaggi sperduti. Una zona dove il cristianesimo non era ancora giunto. Mi
si stringeva il cuore al pensiero che tante persone non sapessero che quella
era la notte di Natale. Lo dissi al mio compagno di viaggio, un giovane dei
Paesi Bassi incontrato per caso, che stava esplorando l’Africa con mezzi di
fortuna: “Pensa, attorno a quei fuochi ci sono persone che non conoscono Gesù”.
Mi guardò con aria indifferente chiedendo: “Quale Gesù?”. Non ne sapeva niente,
e veniva da un Paese cristiano.
Quanti
sanno ancora che Natale è la festa della nascita di Gesù? Che è festa lo
sappiamo tutti, inizia subito dopo quella di Halloween ed è immediatamente
seguito da quella della Befana, del carnevale, un unico immenso commercio senza
soluzione di continuità… È soprattutto la festa dei doni, un po’ pesante, in
verità, perché è un dovere esigente pensare ai regali per tutti, un mese intero
di shopping faticoso e se ne va l’intera tredicesima, se basta. Per fortuna è
anche la festa dei bambini e della famiglia: qualcosa si salva ancora. E Gesù?
Abbiamo tante cose serie e importanti da organizzare, dalle decorazioni al
cenone alla settimana bianca, che non ci resta il tempo per queste sottigliezze.
In
questa pazza corsa collettiva, che non sappiamo dove ci conduce, sarà forse
opportuno arrestarsi un attimo e pensare al dono più bello di Natale, quello
che fa il “Natale”. Tutti intenti a preparare regali, è forse il momento di
accorgerci che ce n’è uno speciale proprio per noi. Ci giunge direttamente da
Dio, personalizzato, su misura. Sì, è proprio Gesù, un bambino, che Maria sua
madre, mostra a tutti, ai poveri: i pastori, ai ricchi: i magi, a chi è in
attesa e in ricerca: il vecchio Simeone e Anna nel tempio… Ha la gratuità del
dono e quindi fa festa e mette gioia: gli angeli inondarono il cielo di canti.
È anche utile, cosa che ormai tanti doni non hanno più: ci riporta la vita e dà
senso alla vita: è un bambino, il segno che tutto può rinascere, è la speranza.
Basta accoglierlo.
(Editoriale per "Città Nuova" che ha offerto il titolo per il numero di dicembre)
In casa ce lo ricorda ogni giorno il piccolo presepe. Un segno, un'espressione discreta, semplice, non invadente, del suo vero significato. Forse finché ci sarà un presepe ci sarà un Natale.
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