Un anno fa Chiara
partiva per il Cielo. Mi trovavo a Cuba. Prima di proseguire il mio viaggio per
il Messico feci in tempo a tornare a Roma per il funerale. Due anni prima aveva
vissuto una delle “notti” più terribili. Ne parlai con la sua fedele compagna,
Eli Folonari:
In un suo
articolo lei, Eli, ha parlato delle “notti” interiori vissute da Chiara.
Secondo la teologia spirituale sono quelli i momenti di maggiore unione con
Dio.
Quando Chiara
stava passando la sua prima notte [siamo negli anni Cinquanta] andava a
consigliarsi da padre Giovanni Battista Tomasi, stimmatino, qui a Roma, in via
del Mazzarino. Io l’accompagnavo, stavo fuori della porta o addirittura
nell’auto. Lei ogni volta usciva contenta. Ma poco dopo mi diceva di
accompagnarla di nuovo da lui. Prima era una volta la settimana, poi più volte
alla settimana, sempre più spesso. A un certo punto padre Tomasi le diede un
grosso libro di Giovanni della Croce, tutto dorato e lei, in macchina, ha
incominciato subito a sfogliarlo. Vi si ritrovava. Si sentiva anche lei – come
scrive il santo spagnolo dell’anima sotto prova – come un “ragno”, come un
insetto.
Il focolare era in via Quattro Venti. Allora Roma non era
estesa come adesso, c’erano ancora i campi attorno e i pastori con i greggi.
«Mi piacerebbe essere quella pecora là, diceva, perché almeno non ha la volontà
e agisce secondo la legge naturale». Ogni minima imperfezione la vedeva così
ingigantita da sembrarle di fare peccati mortali. È proprio quello che san
Giovanni della Croce descrive come notte oscura dello spirito. Chiara
paragonava il suo cammino di vita spirituale con quello scritto da lui e
trovava una profonda consonanza. Ma, per descrivere la “nostra” via fa come un
passo avanti: per avere “Gesù in mezzo”, che è tutta la nostra vita, dobbiamo
perdere non soltanto il nostro negativo, i nostri attaccamenti, l’“uomo
vecchio”, ma anche le ispirazioni, l’“uomo nuovo”; dobbiamo spostare anche Dio
in noi per amore di Gesù nel fratello. Parlava di perdere Dio per Dio, per
l’unità vera, cioè per Dio in mezzo a noi.
Durante l’ultima notte interiore in Svizzera, nel
2005-2006, quando Dio, secondo la sua stessa espressione, sembrava «tramontato
come il sole all’orizzonte», Chiara continuava a pregare?
Chiara non
sentiva più Dio. Una volta mi ha detto: «Mi sembra di aver perso il carisma, di
essere solo Silvia», non più Chiara.
Come Gesù che nell’abbandono si è sentito solo uomo.
Anch’io ho dato
questa spiegazione: Gesù crocifisso e abbandonato ha amato fino a quel punto.
Ma chi si trova in quella situazione non è capace di darsi questa risposta.
Nonostante non sentisse più Dio, Chiara era fedelissima alla Messa, alle
preghiere della mattina, prima di pranzo… sempre, sempre, direi più che mai.
Prima, qualche volta, forse nell’apostolato, quando faceva i discorsi, le capitava
di saltare qualche pratica di pietà. Invece alla fine era fedelissima e con una
ampiezza nuova, che andava oltre l’Opera, oltre il cristianesimo, oltre tutto.
Nelle sue preghiere ultime – Chiara faceva sempre preghiere spontanee dopo la
Comunione – aggiungeva, per esempio: «Per tutti i moribondi del mondo, per
tutti i peccatori». Continuava a pregare pur vivendo in sé questa notte
terribile.
E' il cammino che Dio ha fatto percorrere a tanti santi...
E' il cammino che Dio ha fatto percorrere a tanti santi...
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