La cattedrale di Mons. Grandin |
Preso come sono da questi 200 anni degli Oblati mi
tornano alla mente mille episodi del rapporto tra papi e Oblati. Famoso il colloquio del vescovo Vitale Grandin con Pio IX. Questo vescovo del Nord Canada era
solito dire di sé: “Più che per la mia testa,
mi hanno fatto vescovo per le mie gambe”; “In quelle terre nordiche, più che la mitra in testa,
bisogna avere le racchette ai piedi e camminare, camminare, camminare…!” Non si sentì mai all’altezza della sua missione:
salute cagionevole, timido, suscettibile, sensibilissimo, preparazione
culturale inadeguata; e poi il clima impossibile, l’estrema povertà. In tutto
questo ha potuto brillare la sua fiducia in Dio, la sua tenacia eroica. Non a
caso aveva scelto come motto episcopale Infirma
mundi: Dio ha scelto ciò è
debole.
Comunque quando si trovò
davanti a Pio IX gli chiese se i suoi missionari tra o ghiacci polari potevano
conservare il Santissimo Sacramento senza la lampada. Era impossibile trovare l’olio
necessario per tenere accesa la fiammella e poi gelava.
Mons. Grandin con i suoi missionari |
– Non posso autorizzarvi a conservare
il SS. Sacramento senza la lampada se non in caso di persecuzione, gli rispose
il papa.
– Beatissimo padre, non siamo
perseguitati; ma dobbiamo affrontare il freddo, la fame, la povertà e tante
altre sofferenze. Se ci toglieste il Signore come faremmo? Con le lacrime agli
occhi continuò a narrare al papa le terribili condizioni di vita a cui erano
condannati i missionari, le difficoltà dei viaggi, i pericoli della solitudine.
Pio IX ascoltava attento e
commosso. Quando lo congedò gli disse:
– Avete tanto bisogno del Signore
vicino. Nella vostra vita fatta di sacrifici e di privazioni avete il merito
del martirio senza averne la gloria.
Il giorno dopo il card. Prefetto
di Propaganda lo fece chiamare e gli disse:
– Non so che cosa lei abbia detto
al papa; ma voi missionari ottenete tutto ciò che volete. Vi ha autorizzati a
conservare il SS. Sacramento senza la lampada.
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