Preparando il secondo volume di Un
anno con sant’Eugenio e i suoi Oblati, mi sto imbattendo in tantissimi episodi della
vita eroica dei nostri missionari. Uno tra i tanti, Fratel Alexis Renard,
francese e missionario nel Canada del Nord. Il 20 giugno 1875, dopo cento
giorni di viaggio per raggiungere una delle missioni nel Nord Ovest, fu ucciso
dalla sua guida, un Irochese. Seguendo una consuetudine locale, parti del suo corpo
furono consumate dall’aggressore. Il Fratello aveva tentato di difendere dalla
guida la bambina orfana indiana che viaggiava con loro. Anni prima il vescovo, Mons
Grandin, scrivendo di lui a sant’Eugenio, affermava: «Il Fratello Alexis è un vero angelo di pace, di
dolcezza e purezza! Non immaginate quanto mi sento umiliato e edificato! […] Lavora
intensamente dalla mattina alla sera, con tutti […]. Vive sempre in unione con
Dio. Quando ha un momento libero, lo trovi davanti al Santissimo Sacramento. Lì
gioisce pienamente […]. (22 giugno 1861, p. 71-72)
Trascrivo alcuni brani di lettere di Fratel
Alexis:
Vorrei
comunicarvi la gioia che ci danno dato le belle feste di Natale. La chiesa, l’illuminazione,
il canto, la pietà dei fedeli, tutto è stato edificante. Il ricordo del Bambino
Gesù non può non suscitare una gioia indicibile. Oh! Soprattutto noi, poveri Fratelli,
siamo felici! Da persone semplici, come i fortunati pastori, siamo stati
chiamati per primi ad avvicinarci alla sua culla, per impegnarci a seguirlo
fino all’età di 30 anni. Non possiamo fare di meglio che riconoscerci come i
più favoriti. In effetti, si è degnato di lasciarci i suoi trent’anni di vita
come modello, mentre ne halasciato soltanto tre per quanti sembra siano posti ad
un livello più alto.
Se
vostra Grandezza pensa che possa essere di qualche utilità, mi lasci qui, mi cambi
di posto, disponga di me secondo la potestà che il suo Salvatore le ha dato. La
sua continua attenzione verso di me mi fa tutto sperare dalla sua bontà
infinita: sosterrà il mio debole coraggio. Ah! Monsignore, quanto è beato chi
non ha niente da rimproverarsi! (Fr. Alexis a Mons. Alessandro Taché, 27
dicembre 1860)
Caro
fratello, devo proprio dirvelo, sono felice qui in questi boschi: nulla mi
impedisce di lavorare bene per il cielo... Oh! come è bello pregare Dio e la
Madre di Gesù in mezzo al bosco, soprattutto nei momenti di difficoltà... (Fr. Alexis
Reynard a fr. Fournier, 5 dicembre 1864)
Ho
la gioia di annunciarci che il buon Dio si degna di darmi la pace. Sento nel
mio cuore come un senso di vero riposo quando mi applico a scoprire come Dio mi
si manifesta nella santa professione: non amare di cuore tutte queste vicende e
insoddisfazioni che ci offrono tutte le contraddizioni della vocazione, sarebbe
come ignorare questa parte di Dio così unito a me e in tal senso ferirlo. (Fr. Alexix a p. Fabre, 24 novembre 1864, in Philippot, p. 114-115)
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