sabato 12 marzo 2016

L'adultera, un perdono esigente


Perché trascinano con sé soltanto la donna? E l’uomo? Non ha commesso adulterio anche lui? Perché per lei la lapidazione e per lui l’impunità? Colpevole è sempre il più debole. Oggi come allora. Dov’è la parità tra uomo e donna, la comune dignità? Riesce mai una donna aggredita o violata o tradita a trovare giustizia davanti ad un tribunale? E il malcostume non è sempre dovuto alla donna di strada e mai ai suoi clienti? Lei sola umiliata, insultata, arrestata…
Forse è per questo che Gesù si distanzia dagli accusatori ferventi e fanatici, senza prenderli neppure in considerazione. Incurante delle accuse, della loro stessa presenza, prosegue imperterrito nello scrivere per terra, con gesto indifferente. Si vede subito da che parte sta. Si metti sempre dalla parte del povero, del debole, della vittima, del perdente. E vorrebbe che anche il prepotente, il sicuro di sé, l’arrogante che si ritiene nel giusto, si rendesse conto della sua colpevolezza e della sua miseria. Chi può presumere d’avere il diritto di condannare, chi può scagliare la prima pietra?
Gesù la pietra avrebbe potuto scagliarla, ma non è da lui.

Rimasto da solo, a tu per tu con lei, avrebbe potuto redarguirla, farle comprendere il male compiuto. Avrebbe potuto farle notare che l’aveva salvata dal linciaggio. Niente. Una domanda soltanto: “Nessuno ti ha condannata?”. Ed un verdetto inappellabile: “Neanch’io ti condanno”.
È la misericordia e il perdono.
Lo è con squisita signorilità, senza far pesare il gesto d’amore, senza umiliare.
E insegna anche a noi lo stile dell’amore e del perdono.

Ma il suo perdono non è gratuito. Non va confuso con un generico “buonismo”. Non è paternalismo. È una misericordia esigente quella che dona. Altrove nel Vangelo chiede di perdonare, in cambio del perdono ricevuto. Oggi domanda la conversione. Il peccato è rimesso, ma “d’ora in poi non peccare più”.
Non è uno scherzo il suo perdono: gli costa la vita. Siamo stati riscattati con il suo sangue prezioso, ricorda Pietro nella sua prima lettera.
Non è uno scherzo neppure l’essere perdonati: anche a noi domanda la vita, una via nuova: “non peccare più”.


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