La “Parola di vita”
è una creazione di Chiara che risale agli inizi degli anni Quaranta del secolo scorso.
Sceglieva una frase della Scrittura, solitamente tratta dai Vangeli, e la proponeva
a vivere. L’accompagnava con un suo scritto. Più che un commento era una lettura
carismatica, un’intuizione, uno sprazzo di luce, un sussulto di gioia, un impulso
deciso a mettere in pratica la Parola, a viverla. Il suo scritto aveva un carattere
immediato, incisivo, diretto. Chiara aveva creato un nuovo genere letterario, la
“Parola di vita”, appunto.
Parlando a Montet, il 28 settembre 1982, raccontava
cos’era agl’inizi della sua esperienza, vivere la Parola di vita – perché la Parola
di vita era fatta per essere vissuta! –: «È incredibile l’intensità con la quale
si viveva la parola. La Parola era la vita, era il respiro. Sentivamo di dover essere
la Parola, di aver senso solo essendo la Parola. Nient’altro aveva significato,
né le circostanze, né il dolore, né la malattia... Perciò in noi non viveva più
Chiara, Graziella, Natalia..., ma viveva Cristo che è la Parola. Questa radicalità
di vita ci faceva acquistare una grande libertà. Vivendo la Parola capivamo e comunicavamo
il Vangelo a tutti. Ed era proprio grazie alla Parola vissuta che conquistavamo
tante persone. La nostra evangelizzazione è sempre stata la vita della Parola. La
vita della Parola infatti provocava in noi un unico effetto: essere sempre nel soprannaturale.
Ed è stato questo vivere intensamente la Parola che ci faceva essere Gesù, singolarmente
e insieme, e che ha reso possibile l’entrata in Paradiso».
Da gennaio 2015 la Parola di vita porta la
mia firma…
Una pagina del
Diario di Chiara del 15 gennaio 1982, mi è stata particolarmente di luce in
questo lavoro: «“Lampada per i miei passi è la
tua parola, luce sul mio cammino”. Noi distribuiamo tot parole di vita e ci
sembra un'operazione del Movimento. In realtà, messa al suo posto la Parola come
un particolare della nostra spiritualità, che è l’Unità, ho capito che
distribuir la Parola è dar Dio alle persone. Come dar l’Eucarestia. E ho
compreso che questa è la nostra forma di evangelizzazione. Non bisogna vedere
chi la commenta ma ciò che è commentato. E dobbiamo nutrirci continuamente
della parola perché è “lampada per i miei passi” e “luce sul mio cammino”».
Quando penso
alla povertà dei miei commenti e alle critiche, mi rispondo: “Non bisogna vedere chi la commenta ma ciò
che è commentato”.
Quando penso
che vivo in maniera così limitata la mia vocazione missionaria, mi dico: “distribuir la Parola – e viene
distribuita in milioni di copie, in tutti gli albienti, in più di 80 lingue… – è dar Dio alle persone. Come dar l’Eucarestia…
è la mia forma di evangelizzazione”.
Di essa posso
nutrirmi, con essa posso nutrire.
Ne parliamo giovedì sera a Sant’Eustachio…
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