Oggi, domenica delle Palme, inizia l’ultima tappa del viaggio:
Gesù prosegue avanti gli altri salendo verso Gerusalemme. Sempre avanti, senza
esitazione, pur sapendo quanto lo aspetta. E sempre davanti ai discepoli: è la
Via.
Loro lo seguono sempre, sono i seguaci. Lo seguono e
rimangono con lui anche quando sono attanagliati dalla tentazione: “Voi siete
quelli che avete perseverato con me nelle mie prove”. Lo seguono anche quando
sale al monte degli ulivi.
Se lo abbandonano o lo seguono “da lontano”, o lo rinnegano,
ecco il “pianto amaro”, il pentimento, la decisione di ricominciare.
Lo seguono portando la croce con lui. Simone di Cirene
è tutti loro, è tutti noi. Non si può essere suoi discepoli altrimenti. L’aveva
annunciato a chiare lettere, come condizione indispensabile, subito prima di
intraprendere il viaggio: “Se qualcuno vuol venire dietro me rinneghi se stesso,
prenda la croce ogni giorno e mi segua” (9,23).
Vogliamo
essere i tuoi discepoli, Gesù.
Ti seguirò
ovunque andrai.
“Con te sono
pronto ad andare in prigione o alla morte”.
Scusa la
nostra pretesa, come quella di Pietro.
Sai che il
desiderio è ardente e sincero,
anche se la
carne è debole.
Non possiamo
non seguirti, Maestro, Via nostra.
Ci hai legato
a te e la tua sorte è la nostra sorte.
Ti seguiremo,
ogni giorno.
Ti seguiremo
in questa Santa Settimana,
nel cenacolo,
sul monte degli Ulivi, in tribunale,
sulla croce.
L’attenderemo
ogni giorno, la tua croce,
nei piccoli e
grandi dolori che ogni giorno ci riserba,
con volti
noti e inattesi.
La coglieremo
dalla tua mano, come dono
che ci
consente di condividere il tuo dolore.
Insegnaci ad
abbracciare con slancio e amore
la tua, la
nostra croce quotidiana
per essere
veramente tuoi discepoli.
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