Il
linguaggio simbolico del Vangelo della prima domenica di Avvento – i segni
terribili nel cielo, gli sconvolgimenti tellurici e i maremoti – somiglia al linguaggio
apocalittico, realistico, che ogni giorno ci assale minaccioso dai mezzi di
comunicazioni: disastri ambientali e biogenetici, stragi, violenze, corruzioni,
soprusi, inganni…
Se
il Vangelo rende consapevoli che il mondo ci crolla addosso, che i problemi
sono più grandi di noi, non è per gettarci nella disperazione, ma per darci speranza.
Ed ecco l’annuncio di gioia: sollevate la testa dalla vostra miseria, la vostra
liberazione è vicina. Non è un sogno, non un’illusione. La liberazione ha un
nome, un volto concreto, quello di Gesù, il suo nome, Colui che viene con
potenza.
Presto,
a Natale, lo contempleremo avvolto in fasce e adagiato in una mangiatoia. Non è
soltanto un bambino che ispira tenerezza o una dolce poesia. È il Dio-con-noi,
onnipotente, capace di prendere in mano la storia grande dei popoli e delle
nazioni, e quella piccola mia, della mia famiglia, del mio quartiere…
All’inizio
dell’anno liturgico la Chiesa già ci fa scorgere la fine. Dev’essere così. Non si intraprende un viaggio senza una
meta. Senza sapere dove andare la vita è un vagabondaggio cieco e
inconcludente. Si lavora,
si gioca, si studia, si lotta in un vortice sempre più intenso. Ma per che cosa? Verso dove stiamo andando? C’è una meta? Ciò di cui
abbiamo maggiormente bisogno è il senso.Oggi, proprio all’inizio dell’anno liturgico, simbolo di un nuovo inizio
del nostro camminare, Gesù ce lo dice chiaramente: la vita ha una direzione, va
verso di Lui che vieni. Vivere ha senso perché ha un “senso”, una direzione. Anche il
bambino impara a camminare sicuro se vede braccia amiche che lo aspettano
spalancate. Guarda a quelle non ai propri piedini incerti. È come quando si deve disegnare una linea dal
punto A al punto B. Perché sia diritta devo guardare il punto B, non la
mano che traccia la riga, altrimenti mi smarrisco in geroglifici che deviano in percorsi perduti.Valicare le traversie della vita sicuri di giungere al fine? Sì se lo
sguardo è puntato
alla meta. Ho una certezza che mi dà pace: so che vado incontro al Signore che
mi viene
incontro.
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