Jan Tillemans, OMI, Trois Rivières |
Una vita tutta donata a Dio. La vedova al tempio ne è diventata un simbolo. Ha donato «tutta la sua vita», come scrive Marco nell’originale greco, quello che è tradotto con «tutto quanto aveva per vivere». Una vedova: non ha più statuto giuridico né chi la sostiene economicamente. Per questo in alcune culture sceglieva di bruciare sulla pira di fuoco assieme al marito defunto; meglio morire che rimanere sola.
Seduto nel cortile del tempio, davanti alle tredici cassette per le offerte, Gesù guardava i molti ricchi che donavano il superfluo. Donavano tanto, ma non era tutto quanto avevano per vivere, non era tutta la loro vita e per loro Dio non era l’Unico. La vedova invece, come spesso sanno fare i poveri, donò tutto, perché per lei Dio era tutto.
L’offerta al tempio è destinata al tesoro del tempio e insieme
ai poveri che il tempio sostiene. È segno dell’unico amore, verso Dio e verso
il prossimo. Non si può amare Dio che non si vede, se non si ama il prossimo
che si vede (cf. 1 Gv 4, 20). Nella primitiva comunità dei cristiani di
Gerusalemme il racconto della vedova doveva passare di bocca in bocca. Come lei
anch’essi mettevano tutto in comune e nessuno diceva proprio quello che
possedeva (cf. At 4, 32). Anche loro, come quella vedova, provavano più
gioia nel dare che nel ricevere, proprio come Gesù stesso aveva detto (cf. At
20, 35).
Insegnaci a donare
tutta la nostra vita a te,
unico nostro bene,
tutti i nostri beni ai fratelli
nei quali amiamo te,
fiduciosi nella tua provvidenza.
Preserva la Chiesa
da ostentazioni e presunzioni,
rendila pura e povera,
libera da potere e da appoggi umani,
perché possa essere strumento
di una nuova fraternità
e prepari l’avvento del Regno
nel quale è giustizia e pace.
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