“In
questo venerdì santo mi sono vivissimi nel cuore quei giovani studenti del
Kenya morti o feriti nell'università di Garissa, e tutti i nostri ovunque
confrontati a tanta violenza. Per questi giovani si dovrebbero alzare non un
milione di persone (come a Parigi a gennaio), ma dieci volte di più. Per loro, si è innalzato Uno. A Lui mi
unirò stasera nella celebrazione della Passione, per loro”. Questo uno
dei messaggi che mi è giunto oggi e che mi sembra dica veramente come la
passione di Cristo continua.
Personalmente oggi non ho potuto non pensare al venerdì santo dell'anno 1807, quando ad Aix-en-Provence, continuando una tradizione nata proprio in Francia nell’850, la croce velata fu gradualmente scoperta e offerta all’adorazione e al bacio dei fedeli. Quel giorno nella chiesa era presente anche un giovane 25enne, Eugenio de Mazenod. Fu come se vedesse la croce per la prima volta. Comprese che era il segno dell’amore infinito di Dio per lui. Era il Salvatore quello che pendeva dalla croce, ed egli si sentì salvato da lui. Fu il momento centrale della sua conversione. Così annotò sette anni più tardi:
“Posso dimenticare le lacrime
amare che la vista della Croce
fece scendere dai miei occhi un
venerdì santo?... Mai la mia anima fu così appagata, mai provò tanta gioia.
Infatti,
in mezzo a quel torrente di lacrime, malgrado il dolore, o piuttosto, in mezzo
al dolore, l’anima si slanciò verso il suo fine ultimo, Dio, suo unico bene, di
cui sentiva vivamente la perdita”.
Quando più tardi diede vita ai Missionari di Provenza,
poi Oblati di Maria Immacolata, volle come stemma la croce. E quando iniziò a
predicare le missioni al popolo portava la croce sul petto e la teneva in mano
quando annunciava la parola di Dio.
Riflettendo sula centralità della croce, il superiore
generale Louis Soullier, scrisse a tutti gli Oblati:
“Quando Dio fa un apostolo, gli
mette una croce tra le mani e
gli dice di andare a mostrare e a predicare questa croce.
Ma, prima, la
pianta nel suo cuore
e, in base a quanto profondamente la croce è piantata nel cuore dell’apostolo,
quella che tiene tra le mani fa più o meno conquiste.
Oblati di Maria, che portate la
croce sul vostro petto come segno autentico della vostra missione, consideratela
come il simbolo di tutti i sacrifici che vi impone il vostro santo ministero
per compierlo degnamente e con fedeltà”
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