Oggi, Pasqua
di Risurrezione, ho ancora davanti a me la foto di morte del Kenya, centinaia di giovani trucidati
barbaramente, lì a terra, immobili, il volto schiacciato sul pavimento. Quella
foto mi apre gli occhi sui massacri di ogni giorno, soprattutto dei cristiani.
Ma anche sulle violenze familiari di cui ci nutre quotidianamente la cronaca, sui
campi profughi, sull’odissea di popoli interi… Quante morti, quante
ingiustizie, quanto dolore.
È Pasqua, ma sulla mia scrivania c’è
ancora il Cristo sofferente che mi regalarono in Lituania 15 anni fa. Da allora
è sempre lì.
Il Risorto è lo stesso che anche
oggi muore sgozzato, lapidato, crocifisso, in Iraq, in Sudan, in Pakistan, in
Nigeria, in Kenya… Muore continuamente, tragicamente, per dare senso a queste morti, per portare in quei morti
la vita.
Nella veglia di Pasqua questa notte
mi hanno toccato le parole per la preparazione del cero: “Il Cristo, ieri e oggi,
Principio e fine, Alfa e Omega. A lui appartengono il tempo e i secoli”. Poi il
cero è partito, guidando il piccolo popolo.
Credo che Cristo Risorto è Signore
della storia e guida la storia verso la Terra promessa. Credo che ha aperto le
porte del cielo ed è salito per prepararci un posto.
Tutto attorno sembra contraddire la
vittoria del Signore sulla morte. Proprio allora si erge la fede.
Il cero pasquale è stato segnato con
la cifra di quest’anno, 2015. Non celebriamo la ricorrenza di un mito lontano
dei secoli. Oggi Cristo risorge, “Il Cristo, ieri e oggi”; oggi in questa
nostra cronaca quotidiana “a lui appartengono il tempo e i secoli”; oggi è il
Signore della storia: “Io ho vinto il mondo”.
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