Leon Niyonkuru
aveva otto anni quando, nel 1992, scoppiò la guerra nel suo Paese, il Burundi.
Dopo tre anni il nascondiglio nella foresta non era più sicuro. Bisognava scappare.
La famiglia attraversò i campi minati, riuscì ad evitare i soldati e giunse al
grande fiume Rusizi, che segna il confine con il Congo Era notte, il papà
tagliò una palma per ognuno e aggrappati ad esse, sfidando la corrente e i
coccodrilli, passarono dall’altra parte.
Dopo 5 mesi un
campo dei profughi, un lunedì mattina i militari attaccano con le mitragliatrici.
Centinaia di
persone vengono uccise, le famiglie disperse. Quando i genitori, che lavoravano
in campagna, tornano pensano che i figli siano stati trucidati. Invece Leon
Niyonkuru con fratellini e sorelline sono riusciti a nascondersi in un angolo
della casa, mentre la sorella più piccola, a casa di zia, è scappata con la
famiglia di lei.
Inizia il grande
esodo, manca solo la piccola Yvone. Per
un anno camminano giorno e notte nella grande foresta del Congo. Sono un migliaio
di persone, braccate continuamente dai militari. Arrivano nella Zambia in un
centinaio, gli altri sono morti per strada per il cattivo tempo, i serpenti, la
fame, la stanchezza. In Zambia finalmente in un campo profughi, con due ettari
di terreno da coltivare. Appena il papà è riuscito a guadagnare un po’ di soldi
decide di continuare verso un Paese ancora più lontano dal Burundi, da cui si
sente ancora minacciato: la Namibia.
Ancora un campo profughi.
Leon dopo 7 anni può finalmente riprendere la scuola. “Ma che senso ha ormai la
vita – si chiede. Perché studiare? Se c’è un Dio cosa sta a fare? La nostra
sorella era perduta, la piangiamo notti e giorni”.
Poi il miracolo: nasce
un cuore un sogno: diventare una persona utile alla società, essere come Newton,
inventare qualcosa… “Pensavo di studiare medicina e aiutare i malati. Mio
fratelle grande pesava di diventare prete e il minore ingegnere. Mentre preparavo
per l’esame di maturità arriva una lettera dal Burundi tramite la Croce Rossa, una
lettera della mia sorella. La prima notizia dopo 8 anni”.
Nel 2006 conosce
gli Oblati. “La mano di Dio mi ha guidato come gli Ebrei dall’Egitto alla Terra
promessa. Gli Israeliti hanno attraversato il Mare Roso, io il fiume Rusizi;
loro nel deserto, io nel foresta. Dopo tutti questi miracoli, che altro posso
fare per ringraziare il Signore se non cooperare al piano di Dio e dire Eccomi!”.
Il 1° maggio farà
i voti perpetui qui nella nostra cappella a Roma. Con lui altri giovani Oblati
dello Scolasticato internazionale, che in queste sere ci stanno raccontando le
loro storie straordinarie.
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