Eccomi ancora una volta nell’antico Carmelo di Aix, dove il 25 gennaio
1816 nascevano i Missionari di Provenza, gli attuali Oblati. La rivoluzione
francese aveva disperso le Carmelitane e venduto l’immobile. Al tempo di sant’Eugenio
c’era un Pensionato per ragazze. Per iniziare la sua opera egli comprò soltanto due
stanze, poi gradatamente riuscì ad acquistare tutto il monastero.
Un monastero di clausura trasformato in una casa di missionari, splendida
immagine di come la vita di contemplazione alimenta la missione e di come la
missione porta alla contemplazione.
Teresa d’Avila è così divenuta una protettrice degli Oblati e mi piace
ricordarla proprio qui, in casa sua, a 500 anni dalla sua nascita. Mi piace
ricordare anche le monache che per due secoli hanno vissuto qui. Nel chiostro
ci sono ancora delle lapidi che in poche parole dicono la vita e la morte di
alcune di loro; gli antichi ambienti ricordano ancora i momenti di incontro
della loro comunità.
Ma c’è anche un’altra Teresa, vissuta qui a lungo, di cui vale la pena
fare memoria, Teresa Bonneau. Padre
M. de L’Hermite, in un vecchio libro, racconta che questa donna era al servizio
delle giovani del Pensionato, e che quando il Pensionato lasciò il posto alla
comunità nei missionari ella rimase a loro servizio. “In questo
periodo (1868) – scrive de L’Hermite – Teresa, che è ormai verso la fine della
sua lunga vita cristiana, passata dal servizio al pensionato delle ragazze a
quello dei missionari, ama raccontare il fervore e l’austerità dei primi
giorni. Mons. de Mazenod le dava uno stipendio modesto di un centinaio di
franchi. Non si viveva certo nelle comodità a quei tempi e spesso Teresa, impietosendosi
della povertà della comunità, senza dire mai niente, usava i proventi del suo lavoro
con la conocchia per arricchire la magra cena che serviva a missionari tanto penitenti.
(RP Courtès, OMI, ... la sua vita, i suoi
pensieri, Aix, 1868, p. 23).
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