Bastano pochi passi in questa cittadina-giardino, alle porte di Madríd, per essere avvolti da un senso di pace. Tranquilla, pulitissima, ordinata, Pozuelo de Alarcón è tutta un parco. Ben diversa in quel lontano 1936.
I
Missionari Oblati di Maria Immacolata si erano insediati nel quartiere della
stazione nel 1929 e vi avevano portarono la scuola di teologia. Pochi dopo la
persecuzione.
In tre
anni, tra il 1936 e il 1939 nella Spagna repubblicana furono uccisi quasi 7.000
sacerdoti e religiosi. Tra di loro 22 Oblati di Pozuelo: padri, fratelli e giovani
studenti di teologia.
Il 22
luglio 1836, alle tre del pomeriggio, un nutrito contingente di miliziani,
armati di fucili e pistole, assaltò il convento.
Entro nella stanza dove vennero rinchiusi i 36 Oblati della comunità sotto stretta vigilanza con la minaccia delle armi.
Guardo
le mattonelle rotte, in fondo alle scale; le hanno lasciate così da quando buttarono
giù dalle scale statue, immagini, crocifissi, rosari e vesti sacre che i
miliziani trovarono nella casa, per poi bruciare tutto in mezzo alla piazza.
Passo
di stanza in stanza, nella cappella, nella sala da pranzo divenuta prigione, da
dove furono prelevati i primi per le sommarie esecuzioni…
22
martiri. Non ci sono reliquie perché sepolti in fosse comuni. Tutta la casa è
una reliquia, un santuario. Una casa viva come sono vivi i martiri; una casa
che è diventa centro di formazione, di ritiro, nella quale trovo giovani,
famiglie… La vita vince la morte!
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