lunedì 9 gennaio 2023

Tempo ordinario

 

Sono stato nella comunità di Marino per guidare il ritiro mensile. Avrei voluto portare in dono un pane, ma non ce l’ho fatta a passare dal forno e mi sono presentato a mani vuote. Avrei potuto portare il panettone, che m’è rimasto, ma volevo portare proprio un pane, a significare che la festa di Natale è finita ed è iniziato quello che la liturgia chiama “tempo ordinario”. I tempi straordinari sono quelli della festa e vorremmo che finissero mai. Abbiamo paura dei tempo ordinari, quasi fossero tempi morti. Infatti è appena finito Natale ed ecco subito attaccato il carnevale.

Il tempo ordinario fa bene. Come la pioggia fine fine di oggi. Non è quella torrenziale che provoca frane, smottamenti, inondazioni. Quella di oggi è una pioggia “ordinaria”, che non si fa notare troppo e che fa bene alla terra.

“Ordinario” spesso lo si usa in senso negativo, peggiorativo e lo si affibbia a ciò che non ha valore, di poco conto, insignificante, se non scadente. La sua etimologia è invece interessante, viene da “ordo, ordinem”, le cose messe in ordine, in fila. Mia mamma per alcuni anni ha fatto l’ordinatrice. Vedevo come lavorava all’orditoio: disponeva i fili in ordine, preparava l’ordito, che poi la spola del telaio, con la trama, avrebbe portato al tessuto. Non c’è stoffa senza l’ordito.

Ci vogliono i momenti un po’ caotici e gioiosi della festa, così come ci voglio anche quelli nei quali gli avvenimenti si succedono “ordinati”, come i fili dell’ordito. Nella semplicità, nella quotidianità, nella fedeltà alle piccole cose, nella ripetitività. Forse anche un po’ nella monotonia. Ma la crescita ha bisogno di tempo, di calma, di continuità… come lo scendere silenzioso della pioggia di oggi.

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