venerdì 13 gennaio 2023

Persona responsabile

Continuo a preparare la mia relazione per il Claretianum e continuo a rimanere fisso nell’idea che ogni membro di un gruppo o di una famiglia carismatica è chiamato ad assumersi la responsabilità di portare avanti il carisma di cui è stato reso partecipe.

Rimane vero quanto afferma l’antica istruzione Mutuae relationes. Si riferisce ai religiosi, ma vale per ogni persona che si ritrova in mano un dono di Dio: «Anche ai singoli religiosi certamente non mancano i doni personali, i quali indubbiamente sogliono provenire dallo Spirito, al fine di arricchire, sviluppare e ringiovanire la vita dell’istituto nella coesione della comunità e dare testimonianza di rinnovamento» (al n. 11).

Prima occorre riconoscere di essere dotati di doni personali proveniente dallo Spirito, poi attuare una sequela di verbi particolarmente significativi, attivi, dinamici: “arricchire, sviluppare e ringiovanire”.

Arricchire significa offrire il proprio apporto personale, sempre nuovo. Con il carisma vissuto dal nostro gruppo abbiamo ereditato un patrimonio che è stato alimentato dalle generazioni che ci hanno preceduto. Non soltanto non possiamo disperdere o dilapidale il capitale, ma dobbiamo farlo fruttare ulteriormente. Occorre metterci del proprio: è il nostro patrimonio! E ci è stato consegnato dallo Spirito, che ce ne rende responsabili e al quale dovremo rendere conto.

 Sviluppare fa supporre che il carisma, nella sua ricchezza, contenga elementi non ancora pienamente espressi che attendono di essere portati alla luce. Qui occorre intraprendenza, sperimentazione, creatività, senza assumere passivamente, senza ripetere pigramente quanto già detto e fatto.

Ringiovanire dice che nelle modalità con cui il carisma è stato vissuto vi sono aspetti ormai desueti, legati a un contesto storico e culturale ormai superato e quindi bisognosi di essere attualizzati in altri contesti culturali, con sensibilità contemporanee.

È una missione riconosciuta alle singole persone e di cui ogni persona deve farsi carico.

L’ultimo articolo della Regola degli Oblati mi sembra particolarmente eloquente in merito: «Con la sua oblazione [l’atto della professione religiosa], ogni Oblato assume la responsabilità del patrimonio comune della Congregazione espresso nelle Costituzioni e Regole e nella tradizione di famiglia. Lo si esorta a lasciarsi guidare da queste norme in una fedeltà creativa all’eredità trasmessa da sant’Eugenio de Mazenod» (C 168).

Il patrimonio della mia Congregazione – qui si fa riferimento primariamente al carisma, ma si suppongono tutte le realtà ad esso legate, da quella economiche a quelle istituzionali, apostoliche… – è dunque affidato ad ogni singolo membro; un patrimonio che chiede di essere amministrato con fedeltà creativa. Ognuno deve sentirci responsabile del carisma e della vita del proprio gruppo e mettere a suo servizio le proprie doti, senza rassegnazioni o pigrizie, ma con audacia e creatività.

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