Fa un po’ impressione vedere il Messia, il re
d’Israele, avanzare su un asinello. Lo sappiamo, l’ingresso in Gerusalemme di
Gesù che cavalca un asino ricorda la profezia di Zaccaria sull’avvento del
Messia. Eppure fa impressione lo stesso. In tutte le nostre città ci sono
monumenti di re e generali a cavallo, a cominciare da Vittorio Emanuele II
all’altare in piazza Venezia a Roma. Ce li immaginiamo questi grandi personaggi
della storia ritratti a cavalcioni di un asino? Farebbero ridere. Inoltre hanno
sempre la spada in mano. Anche quelli che hanno preparato la nuova traduzione della Bibbia della CEI si sono vergognati di far cavalcare Gesù su un asino e chiamano l’asino puledro, parola che va benissimo anche per il cavallo animale più nobile.
Nel Vangelo siamo in un altro mondo, nella cultura
semitica, che ricorda molto la nostra antica cultura contadina, dove l’asino è
l’animale che aiuta nel lavoro dei campi, tira il carro, si accontenta di poco,
cammina lentamente ma va lontano Non è adatto alla guerra: meglio il cavallo o
almeno il mulo, ma il re di Israele è un uomo di pace, che rifiuta la spada di
Pietro.
L’asino è un animale testardo, sembra poco intelligente,
eppure, sorprendentemente, Gesù dice che ne ha bisogno: «Troverete un puledro legato,
sul quale non è mai salito nessuno. Slegatelo e conducetelo qui. E se qualcuno
vi domanda: “Perché lo slegate?”, risponderete così: “Il Signore ne ha bisogno”»
(Lc 19, 30-31). Anch’io come quell’asino. Gesù ha bisogno di me? Incredibile! Ma io sono un asino. Proprio per questo ha bisogno di me. Quello che deve apparire non è l’asino ma colui che l'asino porta su di sé. L’asino vale solo è in quanto porta Gesù. Come me, valgo solo e in quanto porto Gesù.
Forse quell’asinello si sarà montato la testa. Vedendo
che tutti battevano le mani, stendevano i mantelli sotto i suoi zoccoli,
agitavano davanti a lui rami in segno di festa, può aver pensato che tutto
questo fosse per lui: “Guarda quanto sono bravo, come mi acclamano”.
Non montiamoci la testa. Sì, Gesù ha bisogno di noi, ci usa come vuole, ci fa fare cose alle quali non avremmo mai pensato. Rimaniamo comunque dei poveri somari, non contano le nostre doti, i nostri meriti, le nostre qualità. Vale solo colui che portiamo sulle nostre spalle, valiamo solo se siamo strumenti del suo amore. Eppure, bontà sua, ha comunque bisogno di noi... troppo grande il suo amore che ci prende in seria considerazione.
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