Non è mio compito scrivere i profili dei nostri defunti,
ma in pochi giorni qui in Italia sono partiti per Cielo, uno dietro l’altro
quattro dei nostri Oblati. Appena celebrato il funerale di p. Paolo moriva fr.
Pasqualino Valiante. Abbiamo vissuto insieme più di 20 anni. Non posso non
ricordarlo. Sempre umile e nascosto, lavoratore, senza pretese, fedele nella
sua vocazione di Fratello Oblato…
Quando nel 1970 al noviziato di Marino si cominciò a
pronunciare la prima oblazione il 29 settembre sembrava di interrompere una
tradizione secolare. Invece Pasqualino aveva fatto la sua professione a San
Giorgio Canavese proprio il 29 settembre 1945. Aveva 17 anni. Il suo maestro
dei novizi, p. Morabito, lo ritraeva già “buono, sensibile, delicato”. Per l’oblazione
perpetua, l’11 ottobre 1952, era a Firenze dove, con poche interruzioni, è
stato fino al 1973, quando venne a Vermicino. In vista della consacrazione definitiva
fu p. Aurelio De Maria a tracciarne il profilo. Riprendendo le precedente noti
scriveva: “Dolce, calmo, generoso, retto, sensibile, volontà energica…”. Poi
rilevava: “Peccato che da piccolo non ha frequentato le scuole”, ma dagli
Oblati ha imparato a leggere e un po’ a scrivere. “È benvoluto da tutti perché
è molto servizievole. Molto applicato nel lavoro con vero spirito di sacrificio
e di attaccamento alla comunità. Grande spirito di fede… Molto attaccato alla
vocazione”.
Ha lasciato tanti ricordi e pochissime carte. Tra queste
un biglietto al Superiore generale, nel quale scrive: “Le rinnovo la mia
volontà di servire il Signore e la Congregazione, da umile Fratello. Posso dirle
di essermi sforzato di cercare di accontentare tutti e di lavorare
coscienziosamente senza pretese e senza trascurare la vita di comunità” (7
ottobre 1996). Una nota che accompagna questa lettera dice: “Fratelli di questo
stampo se n’è perduto!”. C’è anche una testimonianza di p. Marcello Zago che gli
scrive: «Sono stato concento di incontrarti e di ascoltarti a Santa Maria a
Vico. Anche se la salute lascia un po’ a desiderare e ti fa soffrire, tu cerchi
di amare il Signore e i fratelli e di lavorare quando ti è possibile. Metti la
tua fiducia nel Signore e non preoccuparti dell’avvenire, perché Dio si prende
cura di noi. La Congregazione poi non abbandona nessuno» (23 febbraio 1993).
L’ultimo scritto, in stampatello, è del 4 ottobre 2006, in
occasione dei 60 anni di professione; quasi un testamento spirituale: «In tutti
questi anni ho cercato di rispondere alla vocazione di Fratello alla quale sono
stato chiamato dal Signore, e con l’aiuto della sua grazia e l’intercessione di
S. Eugenio, spero di esserci riuscito. Chiedo alla Madonna, madre nostra, di
conservarmi sempre nel servizio a cui sono chiamato per poter essere
perseverante fino alla fine».
Sì, caro Pasqualino, possiamo testimoniare che sei stato
fedele fino alla fine, in mezzo alla cecità progressiva e poi totale e a dolori
sempre più forti e costanti: un vero Crocifisso. Ora la tua resurrezione! Tutta
la nostra gratitudine.
Nessun commento:
Posta un commento