non della colpa, ch’a mente non torna,
ma del valor ch’ordinò e provide.
Mi sono rimesso a
leggere il Paradiso di Dante.
Difficile per la lingua, i richiami mitologici, storici, geografici, astronomici.
Eppure il ritmo delle terzine è inarrestabile e sprigiona una musicalità coinvolgente.
Vi splendono perle di luce e di poesia, come quella che ho appena citata: in Paradiso
non c’è l’amarezza del pentimento, ma solo la gioia della beatitudine; non si
ricordano le colpe, ma solo si gode della grandezza misericordiosa di Dio che ordinò
il cosmo e tutto dispose al bene.
Perché non anticipare il Paradiso e abbandonarsi all’amore infinito di Dio che, nella sua misericordia incenerisce il nostro passato, ogni nostra colpa, e ogni istante ci rigenera nuovi?
Né rimorsi né
rimpianti, ma solo gratitudine.
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