Oggi in India si sono svolti i funerali di
p. Joseph Samarakone, un pioniere del dialogo interreligioso.
Nel 2010 quando, in un libro di Richard
Kearney e Eileen Rizo-Patron, pubblicò un breve racconto della sua vita, La mia
avventura con il dialogo interreligioso, scrisse: «La visione del “regno di
Gesù” abbraccia tutti i popoli, tutte le religioni, tutte le culture, anche le
persone che non hanno religione e quindi tutte le ideologie e tutte le realtà
della vita del popolo. Così il regno è più grande della Chiesa».
Lo incontrai nella sua Asharam nel
dicembre 2011.
Così scrissi allora nel diario:
Sono nell’Aanmodaya Ashram. L’ashram è il luogo dove vive il sapiente con i
suoi discepoli e dove egli insegna. Aanman significa l’anima, l’io e Udhayam
risveglio: la Aanmodaya Ashram è il luogo del risveglio dell’anima, del
risveglio di Dio che è in noi, quasi, mi spiega Padre Jeseph, “un grembo
materno del Divino da cui rinasce costantemente la vita nuova”.
Tutto iniziò il 17 febbraio 1992, per una scelta degli Oblati indiani:
volevano un luogo dove si potesse vivere a fondo la spiritualità oblata nello
stile tipico della loro cultura. Affidarono il compito ad uno dei tre primi
Oblati indiani, Amalraj Jesudass. Subito dopo venne con lui padre Joseph
Samarakone, originario dello Sri Lanka. Dopo due anni che stavano insieme padre
Analraj morì in un incidente.
“Non è lo stesso Dio quello che tutti preghiamo, anche se con nome
diversi?”, mi ricorda Padre Joseph, e cita Benedetto XVI in preghiera nella
moschea in Turchia, quando disse che Cristiani e Musulmani adoriamo lo stesso
Dio. Ma Padre Joseph aggiunge: “Mi sarebbe piaciuto che avesse detto che tutte
le religioni, non soltanto cristiani e musulmani, adorano lo stesso Dio”.
Mi recita, in sancrito, la Rig Veda, la scrittura sacra indiana di 3500
anni fa: “Dio è UNO, ma i sapienti parlano di lui in molti modi”. Poi il santo
hindu Manikavasagar, che nel Thiruvasgam cantava: “Ti saluto Shiva, che hai
preso il popolo delle Terre del Sud per tuo speciale possesso. Tu sei lo stesso
Uno che tutte le nazioni della terra adorano come Dio. Ti saluto!”
Suo cavallo di battaglia è il documento conciliare Nostra Aetate e
il documento pontificio sull’Atteggiamento della Chiesa davanti ai seguaci
delle altre religioni. Me ne regala una copia con una sua dedica.
Usciamo di casa e andiamo nel tempio dove ogni giorno si svolge la
meditazione e la preghiera. Da una parte il santissimo Sacramento, dall’altra
la Bibbia, accompagnata da Scritture di altre tradizioni religiose. Iniziamo la
preghiera: canta gli inni sacri al suono ritmato dei campanellini, poi legge e
commenta alcuni passi della Bibbia, del Corano, della Gita. Infine la lode e
l’adorazione con incensi, fiammelle… È la preghiera di un cristiano, espressa
con le modalità tipiche del popolo indiano.
Fuori, tra le palme di cocco, le casette per l’ospitalità, dove tanti
vengono per la preghiera o per un periodo di scuola di meditazione profonda, l’apprendimento
delle vie per l’inculturazione e l’amore per tutte le religioni, con uno stile
di vita estremamente semplicità. Tutti i giovani Oblati vi passano un periodo
della loro formazione, così come tanti seminaristi, religiosi, suore, sacerdoti.
Anche questo nel servizio che gli Oblati rendono alla Chiesa!
Nessun commento:
Posta un commento